Quegli amori rari

Abbiamo visto però che esistono amori che fanno vacillare la saggezza del cinismo freudiano. Sono amori dove in primo piano non troviamo l’altro ridotto a uno specchio idealizzante dell’Io, ma l’incontro con una esteriorità che viene amata per quello che è — nel suo reale differente e spigoloso — e non per la sua funzione di supporto al mio “Io ideale”. Sono quegli amori che rispettano la distanza, che si nutrono dell’incontro con la differenza, che sanno vivere l’esposizione rischiosa e assoluta nei confronti dell’Altro con generosità e coraggio al di là del narcisismo e della ripetizione. Sono amori rari — Camus ci lascia poche possibilità quando dice che di amori così ne esistevano due o tre in un secolo e uno era il suo… —, ma esistono e, spesso, come dimostra l’esperienza dell’analisi, non sono i primi amori di una vita, ma quelli che si raggiungono solo attraverso altre esperienze meno felici e talvolta traumatiche. Il loro fondamento non è in nessun Altro ideale, ma nella contingenza dell’incontro che ha reso possibile l’esperienza del Due e nel desiderio che questo incontro non finisca, non si esaurisca, ma si ripeta ancora.

M. Recalcati, Non è più come prima, 82

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