Archivi del mese: aprile 2015

L’inverno della vita

Non più furori reca a me l’estate,
Né primavera i suoi presentimenti;
Puoi declinare, autunno,
Con le tue stolte glorie:
Per uno spoglio desiderio, inverno
Distende la stagione più clemente!…

G. Ungaretti, da Giorno per giorno

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Umani

Siamo oltre il riduzionismo: vita, agency, significato, valore e persino la coscienza e la moralità quasi certamente sono nati naturalmente, e l’evoluzione della biosfera, dell’economia e della cultura umana sono incredibilmente creative, spesso in modo non prevedibile. Anzi, sembrano parzialmente senza legge. Quest’ultima sfida alla scienza attuale è radicale. Essa si scontra con quasi quattrocento anni di convinzione che le leggi naturali siano sufficienti a spiegare ciò che è reale, ovunque nell’universo; una concezione che ho chiamato incantesimo galileiano. La nuova idea dell’emergenza e dell’incessante creatività oltre la legge naturale è davvero una nuova concezione scientifica del mondo in cui la scienza stessa ha dei limiti. Ed è stata proprio quest’ultima ad averli scoperti: una parziale anarchia, che non è abisso, ma libertà e creatività ineguagliate. Possiamo comprendere la biosfera, l’evoluzione economica e la cultura solo retroattivamente, da una prospettiva storica. Eppure dobbiamo vivere la nostra vita verso il futuro, dentro ciò che è conoscibile solo in parte. Allora, poiché la ragione è una guida insufficiente, dovremo riunificare la nostra umanità. E in questo caso dobbiamo davvero reinventare il sacro per essere noi a guidare la nostra vita sulla base dei valori definitivi che sceglieremo. Finalmente, dobbiamo essere responsabili di noi stessi, della nostra vita, delle azioni, dei valori, delle civiltà, della civiltà globale.

Stuart Kauffman, Reinventare il sacro, pag. 293.

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L’ossessione di Achab

— Senti ancora, la parola più profonda. Tutti gli oggetti visibili, vedi, sono soltanto maschere di cartone, ma in ogni evento, nell’atto vivo, nell’azione indubitata, qualcosa di sconosciuto, ma sempre ragionevole, sporge le sue fattezze sotto la maschera bruta. E se l’uomo vuol colpire, colpisca sulla maschera! Come può il prigioniero arrivar fuori se non si caccia attraverso il muro? Per me la Balena Bianca è questo muro, che mi è stato spinto accanto. Talvolta penso che di là non ci sia nulla. Ma mi basta. Essa mi occupa, mi sovraccarica: io vedo in lei una forza atroce innerbata da una malizia imperscrutabile. Questa cosa imperscrutabile è ciò che odio soprattutto: e sia la Balena Bianca il dipendente o sia il principale, io sfogherò su di lei questo mio odio.

H. Melville, Moby Dick, XXXVI

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Senza più peso

Per un Iddio che rida come un bimbo, 
Tanti gridi di passeri, 
Tante danze nei rami, 
Un’anima si fa senza più peso, 
I prati hanno una tale tenerezza, 
Tale pudore negli occhi rivive, 
Le mani come foglie 
S’incantano nell’aria… 
Chi teme più, chi giudica? 

G. Ungaretti, Senza più peso

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Una storia sconosciuta

Ci rimane forse da correggere un secondo errore, che consiste nel pensare che l’America sia rimasta per ventimila anni tagliata fuori dal mondo intero, come lo era stata dall’Europa occidentale. Tutto fa pensare piuttosto che al silenzio atlantico rispondesse, su tutto il contorno del Pacifico, un ronzio di alveare.

C. Lévi-Strauss, Tristi tropici, 213

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Antica Sicilia

Emerge tra tutti costoro Empedocle agrigentino
che vide la luce nell’isola a forma tricuspide
che lo Ionio circonda con acque verdi ed amare
e ne lambisce le coste in molti golfi profondi.
Un canale erto e stretto nel quale l’acqua trascorre
ne separa il confine dalle regioni di Eolia:
qui c’è Cariddi vorace, e l’Etna borbotta alle spalle
minacciando il risveglio della sua rabbia di fuoco
quando dal nero cratere vomita fiumi di lava
e lancia in alto nel cielo i suoi lapilli infuocati.
Tra le molte ragioni per cui la regione è famosa
tra le genti del mondo, che vengono spesso a vederla
per la bontà dei suoi frutti e le virtù della gente,
non c’è nulla che superi la grande fama di Empedocle,
niente da più ammirare, che sia più sacro e prezioso.

Lucrezio, de rerum natura, I-716

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Il monaco e il moribondo

«Lascia andare, o nobile nato », dice il lama. « La primordiale luce ti sta venendo incontro, diventa uno con quella. Vai. Vai per la tua strada, o nobile nato, non resistere. » Queste sono le parole che il lama continua a sussurrare nell’orecchio del morente.

T. Terzani, Un altro giro di giostra, 287

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Le brevi scintille

Su Jim dirò ancora poche parole — e saranno le ultime. Dichiaro che egli raggiunse la grandezza; ma raccontare la cosa, o piuttosto ascoltarla, significherebbe diminuirla. Francamente, diffido non tanto delle mie parole, quanto della vostra mente. lo potrei essere eloquente se non temessi che voi, amici, avete ridotto alla fame la fantasia per nutrire il corpo. Non voglio essere scortese; è lecito essere privi di illusioni — è sicuro — è proficuo — ed è noioso. Eppure anche voi, ai vostri tempi, dovete aver provato l’intensità della vita, quella luce magica che nasce dall’urto di cose banali, stupenda come il bagliore delle scintille che scaturiscono sfregando due fredde pietre, e — ahimè — altrettanto breve!.

J. Conrad, Lord Jim, XXI

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Flask

Ma il terzo Emiro, vedendosi ora tutto solo sul cassero, sembra sollevato di un curioso impaccio, giacché, mandando da tutte le parti ogni sorta di furbeschi ammicchi e cavandosi a calci le scarpe, si abbandona a una feroce ma silenziosa raffica di danza proprio sulla testa del Gran Turco, e poi, scagliando con un abile colpo il berretto arriva nella coffa di mezzana per riporlo, se ne va folleggiando finché, almeno, resta visibile dalla coperta, e al contrario di tutte le altre processioni chiude il corteo con la musica. Ma prima di entrare nella porta della cabina sottostante si ferma, imbarca una faccia totalmente diversa e poi, il ribelle, il giocondo Flask entra al cospetto di re Achab nel personaggio di Abjectus, lo Schiavo.

H. Melville, Moby Dick, XXXIV

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Intuizioni

Che cos’è questo turbine di immaginazione mentale e di invenzione? Quanti di noi hanno sperimentato le capacità creative della nostra mente inconscia? Conosco scienziati dotati di grande capacità intuitiva, e altri, ugualmente brillanti, che ne sono privi, almeno dal mio punto di vista. L’intuizione è forse solo una razionalità rapida, quasi precognitiva? O è qualcos’altro? È un’estensione dell’inconoscibile mediante immagini metaforiche? O è altro ancora? La vera risposte mi sfuggono. Esse evocano, però, almeno parte di ciò che ancora non conosciamo di noi stessi e come viviamo quotidianamente della nostra natura umana integrata.

Stuart Kauffman, Reinventare il sacro, pag. 244.

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