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Clima da dopoguerra

Era una generazione non soltanto ferita ma anche malata e che aveva rimosso il suo trauma in una chiassosa ricostruzione. I fatti scomparivano negli stereotipi: Hitler, il criminale. La lingua subiva l’aperta violenza non solo degli autori dei crimini, ma anche di chi parlando di sé diceva ce la siamo cavata anche stavolta. In questo modo ghermivano per sé un ruolo di vittime. 

U.Timm, Come mio fratello, 95

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A capo di uomini

lo spirito indigeno è cosciente di quel fenomeno che ho già sottolineato, cioè che il capo appare come la causa del desiderio del gruppo di costituirsi come tale, e non come l’effetto del bisogno di una autorità centrale, sentito da un gruppo già costituito. Il prestigio personale e la capacità di ispirare confidenza sono i fondamenti del potere nella società nambikwara. Entrambi sono indispensabili a colui che diverrà la guida di questa avventurosa esperienza: la vita nomade nella stagione secca.

C. Lévi-Strauss, Tristi tropici, 261

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Il razzismo che non t’aspetti

Come è quasi impossibile che una donna sia irritante per un vero uomo, e come, per una donna, un uomo non è mai del tutto disprezzabile o da buttar via, finche rimane un uomo, così la gente del nord, dai capelli rossi e dal carattere impetuoso, ebbe una pazienza infinita con i paesi e le razze dei tropici. Dal loro paese e dalla loro gente non tolleravano nessuna bizzarria, ma accettavano con umiltà e rassegnazione la siccità degli altipiani africani, le insolazioni, la peste dei bovini e l’inettitudine dei servi indigeni. Intuivano che nel contatto con una razza completamente diversa c’era una possibilità di comunione assoluta, quasi di identità: e il loro individualismo spariva. I popoli dell’Europa meridionale e quelli di sangue misto non capiscono questa possibilità: la criticano o ne ridono proprio come gli uomini poco maschili ridono dei sospiri dell’innamorato, e le donne razionali e poco pazienti con i loro uomini si indignano contro Griselda.

K. Blixen, La mia Africa, parte I,1

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Uomini primitivi

Non è soltanto per ingannare i nostri bambini che vogliamo che continuino a credere a Babbo Natale: il loro fervore ci riscalda, ci aiuta a ingannare noi stessi e a credere, poiché essi ci credono, che un mondo di generosità senza contropartita è compatibile con la realtà.

C. Lévi-Strauss, Tristi tropici, 23

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Una storia sconosciuta

Ci rimane forse da correggere un secondo errore, che consiste nel pensare che l’America sia rimasta per ventimila anni tagliata fuori dal mondo intero, come lo era stata dall’Europa occidentale. Tutto fa pensare piuttosto che al silenzio atlantico rispondesse, su tutto il contorno del Pacifico, un ronzio di alveare.

C. Lévi-Strauss, Tristi tropici, 213

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Lo specchio di CLS

Avrei rivissuto dunque l’esperienza degli antichi esploratori, e attraverso di essa, quel momento cruciale del pensiero moderno in cui, grazie alle grandi scoperte, una umanità che si credeva completa e perfezionata riceve all’improvviso, come una controrivelazione, l’annuncio che non era l’unica; che era soltanto una parte di un più vasto sistema e che, per conoscersi, doveva prima contemplare la sua irriconoscibile immagine in quello specchio una particella del quale, dimenticata per secoli, stava per dare a me solo il suo primo e ultimo riflesso.

C. Lévi-Strauss, Tristi tropici, 275

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Come un ronzio di alveare

È difficile capire le origini delle civiltà americane senza ammettere l’ipotesi di una attività intensa, su tutte le coste del Pacifico — asiatico o americano — che si propagava di zona in zona, grazie alla navigazione costiera; e tutto ciò per diversi millenni. Noi rifiutavamo un tempo la dimensione storica all’America precolombiana, perché l’America postcolombiana ne era stata privata. Ci rimane forse da correggere un secondo errore, che consiste nel pensare che l’America sia rimasta per ventimila anni tagliata fuori dal mondo intero, come lo era stata dall’Europa occidentale. Tutto fa pensare piuttosto che al grande silenzio atlantico rispondesse, su tutto il contorno del Pacifico, un ronzio di alveare.

C. Lévi-Strauss, Tristi tropici, 213

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Decorazioni indigene

È proprio come se una civiltà intera aspirasse con tenerezza appassionata alle forme, alle sostanze e ai colori della vita; e, per trattenere intorno al corpo umano la sua più ricca essenza, si affidasse — fra tutti i suoi prodotti — a quelli che sono in più alto grado durevoli oppure fuggitivi, ma che, per una strana coincidenza, ne sono i depositari privilegiati.

C. Lévi-Strauss, 22

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Umani costumi

L’insieme dei costumi di un popolo è contrassegnato sempre da uno stile; questo forma dei sistemi. Sono persuaso che questi sistemi non esistono in numero illimitato, e che le società umane, come gli individui – nei loro giochi, nei loro sogni, nei loro deliri – non creano mai in modo assoluto, ma si limitano a scegliere certe combinazioni in un repertorio ideale agevolmente ricostruibile. Facendo l’inventario di tutti i costumi osservati, di tutti quelli immaginati nei miti, di quelli evocati nei giochi dei fanciulli e degli adulti, dei sogni degli individui sani o malati e dei comportamenti psicopatologici, si giungerebbe a comporre una specie di quadro periodico come quello degli elementi chimici, in cui tutti i costumi reali o semplicemente possibili apparirebbero raggruppati in famiglie, e in cui non avremmo più che da riconoscere quelli che le società hanno effettivamente adottato.

C. Lévi-Strauss, Tristi tropici, 20

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Capanne

abitazioni maestose malgrado la loro fragilità, che si valgono di materiali e di tecniche da noi usate solo in caso di piccole dimensioni, più che costruite sono annodate, intrecciate, tessute, ricamate e patinate dall’uso; invece di schiacciare l’abitante sotto la massa indifferente delle pietre, reagiscono morbidamente alla sua presenza e ai suoi movimenti; al contrario di quel che avviene da noi, restano sempre assoggettate all’uomo. Il villaggio racchiude i suoi abitanti come una leggera ed elastica armatura; più simili ai cappelli delle nostre donne che alle nostre città: insieme monumentale che conserva un po’ della vita della vegetazione, volte e fogliami la cui linea naturale è stata conciliata dall’abilità dei costruttori con le esigenze e necessità dei loro piani.

C. Lévi-Strauss, Tristi tropici, 22

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