La terra-foresta può morire solo se distrutta dai bianchi. Se accadrà, i ruscelli scompariranno, la terra diventerà friabile, gli alberi seccheranno, le rocce delle montagne si spaccheranno per il calore. Gli spiriti xapiripë che vivono nelle montagne e giocano nella selva, fuggiranno. I loro padri, gli sciamani, non potranno più richiamarli a proteggerci. La terra-foresta diventerà secca e deserta. Gli sciamani non potranno più trattenere i vapori-epidemie e gli esseri magici che ci fanno ammalare. È così che moriranno tutti gli uomini. […] I bianchi sono ingegnosi, hanno molte macchine e molte merci, ma nessuna saggezza. […] All’inizio, erano come noi, ma hanno dimenticato tutte le loro antiche parole. […] Quando viaggiai lontano, vidi la terra dei bianchi. Visitai la terra che loro chiamano Europa. Era la loro foresta, ma l’hanno denudata tagliando gli alberi per fare le loro case. Fecero molti figli, non smettevano di aumentare, e non c’era più foresta. Smisero di cacciare, perché non c’erano più neanche animali. I loro figli si misero a fabbricare merci e il loro spirito cominciò a oscurarsi a causa di tutti quei beni sui quali si fissarono col loro pensiero. Costruirono case di pietra, perché non si rovinassero. Continuarono a distruggere la foresta, dicendosi: ‘Diventeremo il popolo delle merci! Ne fabbricheremo molte, e anche molto denaro!’ […] Fu con questa idea che fecero piazza pulita della loro foresta e sporcarono i loro fiumi. Oggi bevono solo acqua ‘impacchettata’, e devono comprarla. L’acqua vera, quella che corre nei fiumi, non è più buona da bere. Nei tempi antichi, i bianchi vivevano come noi nella foresta e i loro antenati erano poco numerosi. Omama trasmise anche a loro le sue parole, ma non lo ascoltarono. Pensarono che erano bugie, e si misero a cercare minerali e petrolio ovunque, tutte le cose pericolose che Omama aveva deciso di nascondere sotto la terra e le acque perché il loro calore è pericoloso. Ma i bianchi le trovarono e pensarono di fare con quelle strumenti, macchine, automobili, aerei. […] Quando conobbi la terra dei bianchi, mi sentii inquieto. Alcune città sono belle, ma il loro rumore non si ferma mai. Loro corrono nelle città con le macchine: nelle strade e persino con treni che corrono sotto terra. C’è molto rumore, e gente in ogni angolino.
Lo spirito diventa oscuro e aggrovigliato, non si riesce più a pensare bene. È per questo chi il pensiero dei bianchi è pieno di vertigine, e loro non capiscono le nostre
parole. […] Non hanno paura di cadere nel mondo sotterraneo. Eppure, è ciò che accadrà. […] Noi vogliamo che la foresta resti com’è, per sempre. Vogliamo viverci in salute e vogliamo che continuino a viverci gli spiriti xapiripë, la selvaggina e i pesci. Coltiviamo soltanto le piante che ci servono per mangiare, non vogliamo fabbriche né buchi nella terra, né fiumi sporchi. Vogliamo che la foresta resti silenziosa, che il cielo continui chiaro, che l’oscurità della notte scenda davvero e che si possano vedere le stelle. Le terre dei bianchi sono ricoperte dal fumo-epidemia-xawara, che è arrivato molto alto, nel petto del cielo. È un fumo che viene verso di noi, ma ancora non arriva, perché lo spirito celeste Hutukarari lo respinge ancora senza sosta. In un futuro lontano, quando io sarò morto, forse questo fumo aumenterà al punto di estendere l’oscurità sulla terra e spegnere il sole. I bianchi non pensano mai a queste cose che gli sciamani conoscono, per questo non hanno paura. Il loro pensare è colmo di oblio. Continuano a fissare senza sosta le loro merci, come se fossero le loro fidanzate.
Y. Castelfranchi, Amazzonia – cita lo sciamano yanomami Davi Kopenawa in un discorso del 1998 – cap. 3