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Compiacenti

Non ci sono al mondo persone piú volgari dei nostri complici. L’occhiata obliqua dell’oste che mi riserva il vino migliore, e per conseguenza ne priva qualcun altro, bastava già, nei giorni della mia giovinezza, a ispirarmi un profondo disgusto per gli svaghi di Roma. Non mi piace che un essere umano ritenga di conoscer già il mio desiderio, prevederlo, adattarsi meccanicamente a quella che suppone la mia scelta: l’immagine bassa e deforme di me stesso, che mi offre un altro in quei momenti, mi farebbe preferire i tristi effetti dell’ascetismo. 

M.Yourcenar, Memorie di Adriano, 17

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Achab II

Non parlarmi d’empietà, marinaio: io colpirei il sole, se mi facesse offesa. Poiché se il sole potesse far questo, io potrei fare quello, dato che in ciò c’è sempre qualcosa come un gioco leale, regnando la gelosia sopra tutte le creazioni. Ma io non sono schiavo, marinaio, nemmeno di questo gioco leale. Chi è sopra di me? La verità non ha confini. Giù quegli occhi! Più intollerabile di un’occhiata demoniaca è uno sguardo istupidito!

H. Melville, Moby Dick, XXXVI

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Flask

Ma il terzo Emiro, vedendosi ora tutto solo sul cassero, sembra sollevato di un curioso impaccio, giacché, mandando da tutte le parti ogni sorta di furbeschi ammicchi e cavandosi a calci le scarpe, si abbandona a una feroce ma silenziosa raffica di danza proprio sulla testa del Gran Turco, e poi, scagliando con un abile colpo il berretto arriva nella coffa di mezzana per riporlo, se ne va folleggiando finché, almeno, resta visibile dalla coperta, e al contrario di tutte le altre processioni chiude il corteo con la musica. Ma prima di entrare nella porta della cabina sottostante si ferma, imbarca una faccia totalmente diversa e poi, il ribelle, il giocondo Flask entra al cospetto di re Achab nel personaggio di Abjectus, lo Schiavo.

H. Melville, Moby Dick, XXXIV

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Achab

Non pareva avesse indosso segni di una comune malattia fisica, né di convalescenza alcuna. Aveva l’aspetto di un uomo staccato dal rogo quando il fuoco ha devastato, trascorrendole, tutte le membra, ma senza consumarle o rubar loro una sola particola della compatta e vecchia robustezza.

H. Melville, Moby Dick, XXVIII

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Mariagrazia

Ma c’era nella schiena un po’ curva della madre una caparbia risoluzione a non voltarsi verso la verità; Lisa la vide a poco a poco rimpicciolire, scolorire passando attraverso tutto quel sole, confondersi con la fuga d’ombre delle alte cancellate dei giardini; finalmente non fu più che una macchia nera, laggiù in fondo al viale.

A. Moravia, Gli indifferenti, 189

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La pipa di Stubb

La cosa che forse tra l’altro faceva di Stubb un uomo così facile e senza paure, che così allegramente se ne faticava sotto il peso dell’esistenza in un mondo pieno di merciaiuoli cupi, tutti curvati a terra dai fardelli, la cosa che lo aiutava a portare in giro quel suo buon umore quasi empio, doveva essere la sua pipa. Poiché, come il naso, la sua corta pipetta nera era una delle fattezze abituali del suo volto. Vi sareste quasi aspettato che lui scendesse dalla cuccetta senza naso piuttosto che senza pipa.

H. Melville, Moby Dick, 141

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Michele

Il ragazzo si rifugiò presso la finestra: la pioggia cade ancora, se ne udiva il fruscio sulle imposte e sugli alberi d giardino; pioveva tranquillamente, sulle ville, per le strade vuote. Molta gente doveva ascoltare come lui, dietro i vetri chiusi, col cuore pieno dell’istessa angoscia, volgendo le spalle alla calda intimità delle stanze: “È inutile” si ripeteva toccando con le dita incerte i bordi della finestra, “è inutile.., questa non è la mia vita…” Gli tornò in mente la scena del portacenere, il ridicolo svenimento, quell’indifferenza: “Tutto qui diviene comico, falso; non c’è sincerità… io non ero fatto per questa vita.” L’uomo che egli doveva odiare, Leo, non si faceva abbastanza odiare; la donna che doveva amare, Lisa, era falsa, mascherava con dei sentimentalismi intollerabili delle voglie troppo semplici ed era impossibile amarla: ebbe l’impressione di volgere le spalle non al salotto, ma ad un abisso vuoto oscuro: “Non è questa la mia vita” pensò con convinzione; ” allora?”

A. Moravia, Gli indifferenti, 143

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Mariagrazia

Anche la madre guardava attraverso il finestrino, ma piuttosto che per vedere, per farsi vedere: quella grande e lussuosa macchina le dava un senso di felicità e di ricchezza, e ogni volta che qualche testa povera o comune emergeva dal tenebroso tramestio della strada e trasportata dalla corrente della folla passava sotto i suoi occhi, ella avrebbe voluto gettare in faccia allo sconosciuto una smorfia di disprezzo come per dirgli: “Tu brutto cretino vai a piedi, ti sta bene, non meriti altro… io, invece, è giusto che fenda la moltitudine adagiata su questi cuscini.”

A. Moravia, Gli indifferenti, 105

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Francisco Serrão

Per anni e anni, nuovo Odisseo dimentico della sua Itaca, Francisco Serrão rimane fra le braccia della sua Calipso dalla pelle scura, e nessun angelo dell’ambizione viene a cacciarlo da quel paradiso del dolce far niente. Questo volontario Robinson, primo fuoriuscito dalla civiltà, non lascerà più fino alla morte, cioè per nove anni, le Isole della Sonda. Fra i conquistatori e i capitanos dell’epica età portoghese non è certo il più eroico, ma probabilmente è il più furbo e anche il più felice.

S. Zweig, Magellano, II

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Fu tradimento?

Ma l’uomo geniale ubbidisce a una legge diversa e più alta che non quella nazionale. Chi deve creare un’opera, compiere un’impresa o una scoperta utile all’umanità intera, trova la vera patria nella sua opera. Di fronte a una sola istanza egli si sentirà responsabile, di fronte alla sua missione; gli parrà lecito trascurare gli interessi dello stato e del momento per seguire il dovere interiore impostogli dal suo destino, dalla sua ispirazione. Dopo anni di fedeltà verso la patria, Magellano ha riconosciuto «a mezzo del cammino» la sua vera missione. La patria gl’impedisce di attuarla, ed egli dovrà fare di quell’idea la sua nuova patria. Risoluto, rinuncia al nome e all’onore, per risorgere e identificarsi con la sua idea e con un’impresa immortale.

S. Zweig, Magellano, IV

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