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Doc Hill

Andavo su e giù per le strade
qua e là, giorno e notte,
curando in tutte le ore della notte i malati poveri.
E sapete perché?
Mia moglie mi odiava, mio figlio andò in rovina;
e io mi volsi alla gente e riversai su questa il mio amore.
Fu dolce vedere la folla, nei prati, il giorno del mio funerale,
e udirla mormorare il suo amore e il suo dolore.
Ma, Dio mio, mi tremò l’anima — a stento
capace di reggersi davanti alla nuova vita
quando vidi Em Stanton dietro la quercia
della tomba,
che nascondeva se stessa e il suo dolore!

E. Lee-Masters, Antologia di Spoon River

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Io e Te

Un’altra cosa, a proposito dell’intimità: rende più grande il nostro mondo. Vorrei che avessimo qui una lavagna, perché mi piacerebbe mostrarvelo. Credo che sia una cosa splendida cui pensare. Qui c’è un «Io» e questo «Io» incontra «Te», e stiamo insieme perché siamo attratti l’uno dall’altro e abbiamo certe cose in comune e partecipiamo. Questa partecipazione diventa il nostro «Noi». Continuando a condividere, a partecipare. acquisiamo sempre più «Noi». «Tu» rimani sempre «Tu», e «lo» rimango sempre «Io». Non scompariamo mai, ma sviluppiamo il «Noi» insieme: esso è il nostro legame.

L. Buscaglia, vivere amare capirsi, 8

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Quelli della nostra carne

« Che cosa farete quando sarete giunti alla morte,
se per tutta la vita avrete respinto Gesú,
e saprete che di voi, là distesi, Lui non è amico? »
ripetei più e più volte, io, il predicatore.
Ah, sí! Ma ci sono amici e amici.
E benedetto tu sia, dico io, che adesso so tutto,
tu che hai perduto, prima della morte,
il padre o la madre, o il vecchio nonno o la nonna,
un’anima bella che visse fortemente la vita,
e ti conobbe a fondo, e sempre ti amò,
che non mancherà di parlare per te,
e dare a Dio una vera immagine della tua anima,
come solo chi è della tua carne può fare.
Quella è la mano a cui la tua si congiungerà,
per trovare una guida nel corridoio
del tribunale dove sei forestiero!

E. Lee-Masters, Le Roy Goldman

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Alternative all’intimità

È vero che le relazioni intime sono un rischio, ed è vero che fanno soffrire, ed è vero che pretendono moltissimo da voi, ed è vero che pretendono cambiamenti, ed è vero che fanno affiorare vostri sentimenti più profondi e a volte vi fanno sentire infelici. Ma, come ho detto, le alternative all’intimità sono disperazione e solitudine.

L. Buscaglia, Vivere amare capirsi, 8

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Dalle montagne

Nelle pareti di Axel Heiberg trovavo ciò che avevo saputo delle montagne quand’ero bambino: che da esse proveniva una conoscenza ricevuta, per la quale non esistevano parole ma solo, vagamente, preghiere. In quel momento mi sentivo soffuso da ciò che amavo come uomo, l’amore per i genitori, la moglie, i figli e gli amici.

Barry Lopez, Sogni artici, pag. 386.

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Vite programmate

R.D. Laing, uno psichiatra che cito molto spesso, ha detto: «Fin dal momento della nascita, tu vieni programmato per diventare un essere umano, ma sempre secondo la definizione della tua cultura e dei tuoi genitori e dei tuoi educatori». E la cosa più orribile è che ci lasciamo agganciare da questo programma, e incominciamo a identificarlo con noi. Sul nostro io si ammucchiano migliaia e migliaia di cose che in realtà non sono noi, ma appartengono alle nostre famiglie, alla nostra cultura, ai nostri amici e così via. Le prendiamo con noi, e allora diventano noi, e noi siamo disposti a morire per difendere quel «noi» e diventiamo apatici per non affrontare la sfida di un nuovo io.

L. Buscaglia, Vivere amare capirsi,

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Matrimonio di convenienza

“Fratello,” rispose Dùnja con fermezza e anche lei in tono asciutto, “in tutto questo c’è un errore da parte tua. Questa notte ci ho pensato, e ho trovato l’errore. A quanto sembra, tu pensi che io mi sacrifichi per qualcuno. Non è affatto così. Io mi sposo per me stessa, perché mi trovo in una situazione difficile; in seguito, poi, sarò naturalmente contenta di poter essere utile ai miei cari, ma non è questo il motivo principale della mia decisione…”
“Sta mentendo!” pensava lui, mordendosi le unghie dalla rabbia. “Tutto orgoglio! Non vuole ammettere che lo fa per me! Oh, che caratteri meschini! Anche quando amano, è come se odiassero… Oh, come… Come li odio tutti!”

F.M. Dostoevskij, Delitto e castigo, parte terza, III

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Il bravo bambino.

Il suo tremendo bisogno di sentirsi necessario, di avere una donna debole e inadeguata, era un modo per negare e ignorare il vuoto che sentiva dentro di sé, e che nasceva dai suoi primi anni dell’infanzia. E’ stato già notato che nelle famiglie disturbate i bambini si sentono responsabili dei proprio familiari e anche della loro soluzione. I modi in cui questi bambini cercano di “salvare” le loro famiglie sono fondamentalmente tre: rendersi invisibili, diventare cattivi o essere bravi (…) Essere bravo significa essere un vincente nel mondo esterno, e i suoi successi sono intesi a redimere la famiglia e a riempire il vuoto dentro di lui. Sembrare felice, brillante, entusiasta serve a coprire la tensione, la paura e la rabbia.  Apparire felice diventa molto più importante che sentirsi felice, che sentire qualcosa in assoluto.

 

R. Norwood, Donne che amano troppo, UEF pag 187

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Paralisi d’amore

Per la prima volta nella sua vita, Spooner era soddisfatto di dov’era, anche se col tempo ne avrebbe pagato il prezzo. Il primo segno fu che a volte si ritrovava a guardare Mrs Spooner con la bambina e quasi non riusciva a muoversi, per la paura di perdere quel che aveva. A dirla tutta, Spooner non era programmato per avere quel che voleva, e non si era mai dato il pensiero di proteggere quel che aveva, anzi, non aveva mai ritenuto che fosse possibile proteggerlo, o che la cosa fosse in qualche modo nelle sue mani. Fino a che non comparve la donna, e poi la bambina, aveva sempre dato per scontato che qualunque cosa gli cadesse in grembo gli sarebbe anche caduta dal grambo, prima o poi.

Pete Dexter, Spooner, pag. 241.

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