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Figli delle stelle: non siamo qui per caso

Desidero sostenere che la vita è una proprietà attesa, emergente, di reti complesse di reazioni chimiche. In condizioni piuttosto generali, al crescere della diversità di specie molecolari in un sistema di reazioni, viene attraversata una transizione di fase, superata la quale diventa pressoché inevitabile la formazione di insiemi di molecole collettivamente autocatalitici. Se è così, siamo figli della diversità molecolare, figli delle stelle di seconda generazione.

Stuart Kauffman, Esplorazioni evolutive, pag. 49.

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Quelle debolezze fatali

Niente è più terribile che osservare un uomo colto nel mezzo non di un crimine, ma di una debolezza più che criminale. Una saldezza d’animo assai comune ci impedisce di diventare criminali in senso legale; è da queste debolezze che non ci si può salvare — dalle debolezze sconosciute, ma forse sospettate, come in certe parti del mondo si sospetta la presenza di serpenti in ogni cespuglio — da debolezze che possono rimanere annidate in noi, visibili o invisibili, temute o virilmente disprezzate, represse o magari ignorate per più di metà della nostra vita. Cediamo alla tentazione di fare cose per le quali ci coprono di insulti e cose per le quali veniamo condannati alla forca, e tuttavia lo spirito può sopravvivere — sopravvivere alla condanna, sopravvivere al capestro, per Giove! E ci sono cose — che sembrano insignificanti a volte — che invece segnano la nostra fine assoluta.

J. Conrad, Lord Jim, V

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Come certi gemelli

Voi che recalcitrate contro il Destino,
ditemi come avviene, su questo pendio
che precipita al fiume,
esposto al sole e al vento del Sud,
come avviene che una pianta trae dal suolo e dall’aria
del veleno e si fa edera amara,
mentre un’altra dal suolo e dall’aria
trae dolci elisiri e colori, e diventa corbezzolo?
e prosperano entrambe?
Voi potete biasimare Spoon River per ciò che è:
ma chi vorrete biasimare per la volontà in voi
che si nutre e vi rende gramigna,
dente di leone o verbasco,
e che non sa mai servirsi dell’aria o del suolo
per rendervi gelsomino o wistaria?

E. Lee Masters, Calvin Campbell

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Cosa resta degli eroi

Nessuno sa quello che gli sciagurati selvaggi hanno poi fatto della salma di Magellano, a quale elemento hanno restituito la sua spoglia mortale, se al fuoco, all’acqua, alla terra o all’etere. Nessuna testimonianza ce n’è rimasta, non conosciamo la sua tomba, è misteriosamente perduta ogni traccia di colui che per primo ha circumnavigato il mondo strappando all’infinito oceano il suo estremo segreto.

S. Zweig, Magellano, XI

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Destino

che strana missione o compito è questo, apparire e scomparire perchè io percorra altri passi che non avrei percorso

Javier Marìas, Domani nella battaglia pensa a me, pag. 120

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Chi corre dietro i treni?

Un giorno mi fu dato un altro consiglio di quelli che cambiano la vita e che reputo applicabile, saggio ed empiricamente valido. Per impedirmi di correre per prendere una metropolitana in partenza, uno mio compagno di classe di Parigi, che poi sarebbe diventato il romanziere Jean-Olivier Tedesco, mi disse: “io non corro dietro ai treni”. Snobbate il destino. Io ho imparato a non correre per rispettare i tempi. Può sembrare un consiglio da poco, ma funziona.
Rifiutandomi di correre per prendere i treni, ho provato il vero valore dell’eleganza e dell’estetica del comportamento, la sensazione di avere il pieno controllo del mio tempo, dei miei programmi, della mia vita. Perdere un treno fa male solo se gli correte dietro! Allo stesso modo, non corrispondere all’idea di successo che gli altri si aspettano da voi fa male solo se è proprio quello che cercate di fare.
Potete stare al di sopra della corsa al successo e dell’ordine gerarchico, e non al di fuori, a patto che lo facciate per scelta.
Se lasciate un posto di lavoro con uno stipendio alto, purché siate voi a prendere la decisione, il guadagno che ne troverete vi sembrerà migliore dell’utilità del denaro in questione (può sembrare assurdo, ma ci ho provato e funziona). È il primo passo per avvicinarsi all’atteggiamento stoico che consiste nel mandare a quel paese il destino. Se siete voi a decidere il criterio avete molto più controllo sulla vostra vita.
Madre natura ci ha concesso alcuni meccanismi di difesa: come nella favola di Esopo, uno consiste nella capacità di prendere in considerazione il fatto che l’uva che non riusciamo (o che non siamo riusciti) a raggiungere sia acerba. Tuttavia, un rifiuto a priori dell’uva, aggressivamente stoico, dà ancora più soddisfazione. Siate aggressivi, datele voi le dimissioni, se ne avete il fegato.
È più difficile perdere in un gioco in cui siete voi a dettare le regole.
Dal punto di vista del Cigno nero, questo significa che un individuo è esposto all’improbabile solo se lascia che questo lo controlli. Quando siete voi a decidere siete voi ad avere il controllo; fate in modo che questo sia il vostro obiettivo.

Nassim N. Taleb, Il cigno nero, pag. 304

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Giovinezza

Giovinezza, non serve fuggire il richiamo di Apollo.
Gettati nella fiamma, muori con un canto di primavera,
se morire tu devi in primavera. Perché mai nessuno
vedrà il viso di Apollo e potrà sopravvivere, e tu devi scegliere,
tra la morte nel fuoco e la morte dopo anni di pene,
radicato alla terra, sentendo la mano tremenda
non tanto nel tronco quanto nel torpore terribile
che sale strisciando alle foglie che non cessano mai
di spuntare, finché sei caduto.

E. Lee-Masters, da Webster Ford

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Verso la vampa finale

Avete mai visto un alligatore
uscire all’aria dal fango,
fissando senza sguardo il grande bagliore del pomeriggio?
Avete mai visto i cavalli in scuderia, la notte,
tremare e ritrarsi alla luce di una lanterna?
Avete mai camminato nell’oscurità
e poi una porta ignota vi si è aperta innanzi
lasciandovi, pareva, alla luce di mille candele di cera finissima?
Avete mai camminato col vento nelle orecchie
e intorno la luce del sole
che improvvisamente splendeva di un segreto fulgore?
Tante volte dal fango,
davanti a tante porte di luce,
per sterminati campi di fulgori,
che intorno ai tuoi passi un tacito alone irradia
come neve recente,
tu andrai attraverso la terra, o anima forte,
e attraverso innumerevoli cieli,
verso la vampa finale!

E. Lee-Masters, Arlo Will

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Dietro a ciascun soldato c’è una donna

Knowlt Hoheimer se ne andò alla guerra
il giorno prima che Curi Trenary
denunciasse davanti al pretore Arnett
quel furto di porci.
Ma non è questa la ragione per cui si fece soldato.
Mi sorprese che scherzavo con Lucius Atherton.
Bisticciammo e gli dissi
di non venirmi piú tra i piedi.
Allora rubò i porci e andò alla guerra —
dietro a ciascun soldato c’è una donna.

E. Lee-Masters, Lydia Puckett

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Magellano ritrova se stesso

Quello che per altri è curiosità letteraria, le bonacce senza fine e i cicloni di molti giorni, le battaglie di terra e di mare, gli assedi e i saccheggi, gli assalti e i naufragi, egli l’ha vissuto. Nel corso di un decennio ha imparato in mille notti e in mille giornate ad attendere sui mari senza fine e poi a utilizzare l’attimo rapido dell’improvvisa decisione. Sa trattare con ogni sorta di uomini, con i gialli e i bianchi, con i neri e con i bruni, con gli indù, i negri, i malesi, i cinesi, gli arabi e i turchi. In tutti i modi, per terra e per mare, in tutte le stagioni e in tutte le latitudini, nel gelo e sotto il sole ardente, ha sempre servito il suo re, il suo paese. Ma servire è compito della giovinezza, e alla soglia dei trentasei anni Magellano pensa d’essersi abbastanza sacrificato per interessi non suoi, per una gloria non sua. Come ogni spirito creativo, sente media in vita il bisogno di una responsabilità e di un’affermazione individuale. La patria l’ha respinto, gli ha tolto compiti e doveri; tanto meglio: ora è libero. Come spesso accade, il colpo che potrebbe annientare un uomo serve in realtà a fargli ritrovare se stesso.

S. Zweig, Magellano, II

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