Finché gli uomini ignoreranno che niente nell’umana aderenza al mondo, niente di ciò che si accumula nel loro sistema nervoso è isolato, separato dal resto, che tutto si collega, si organizza, si informa in lui, obbedendo a leggi rigorose, la maggior parte delle quali non sono ancora state scoperte, accetteranno la distinzione tra uomo che produce e uomo di cultura. Anche questa divisione è un fenomeno culturale, come credere nello spirito e nella materia, nel bene e nel male, nel bello e nel brutto, ecc. E tuttavia le cose si limitano a essere. È l’uomo che le analizza, le separa, le suddivide, e mai disinteressatamente. All’inizio, di fronte all’apparente caos del mondo, ha classificato, costruito i cassetti, i capitoli, gli scaffali. Ha introdotto il suo ordine nella natura per agire. E dopo ha creduto che quello fosse l’ordine della natura, senza accorgersi che era il suo, che era stato stabilito secondo suoi criteri e che quei criteri provenivano dall’attività funzionale del sistema che gli permetteva di entrare in contatto col mondo: il sistema nervoso.
H. Laborit, Elogio della fuga, 51