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Uomini primitivi

Non è soltanto per ingannare i nostri bambini che vogliamo che continuino a credere a Babbo Natale: il loro fervore ci riscalda, ci aiuta a ingannare noi stessi e a credere, poiché essi ci credono, che un mondo di generosità senza contropartita è compatibile con la realtà.

C. Lévi-Strauss, Tristi tropici, 23

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Lo specchio di CLS

Avrei rivissuto dunque l’esperienza degli antichi esploratori, e attraverso di essa, quel momento cruciale del pensiero moderno in cui, grazie alle grandi scoperte, una umanità che si credeva completa e perfezionata riceve all’improvviso, come una controrivelazione, l’annuncio che non era l’unica; che era soltanto una parte di un più vasto sistema e che, per conoscersi, doveva prima contemplare la sua irriconoscibile immagine in quello specchio una particella del quale, dimenticata per secoli, stava per dare a me solo il suo primo e ultimo riflesso.

C. Lévi-Strauss, Tristi tropici, 275

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Come un ronzio di alveare

È difficile capire le origini delle civiltà americane senza ammettere l’ipotesi di una attività intensa, su tutte le coste del Pacifico — asiatico o americano — che si propagava di zona in zona, grazie alla navigazione costiera; e tutto ciò per diversi millenni. Noi rifiutavamo un tempo la dimensione storica all’America precolombiana, perché l’America postcolombiana ne era stata privata. Ci rimane forse da correggere un secondo errore, che consiste nel pensare che l’America sia rimasta per ventimila anni tagliata fuori dal mondo intero, come lo era stata dall’Europa occidentale. Tutto fa pensare piuttosto che al grande silenzio atlantico rispondesse, su tutto il contorno del Pacifico, un ronzio di alveare.

C. Lévi-Strauss, Tristi tropici, 213

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Decorazioni indigene

È proprio come se una civiltà intera aspirasse con tenerezza appassionata alle forme, alle sostanze e ai colori della vita; e, per trattenere intorno al corpo umano la sua più ricca essenza, si affidasse — fra tutti i suoi prodotti — a quelli che sono in più alto grado durevoli oppure fuggitivi, ma che, per una strana coincidenza, ne sono i depositari privilegiati.

C. Lévi-Strauss, 22

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Capanne

abitazioni maestose malgrado la loro fragilità, che si valgono di materiali e di tecniche da noi usate solo in caso di piccole dimensioni, più che costruite sono annodate, intrecciate, tessute, ricamate e patinate dall’uso; invece di schiacciare l’abitante sotto la massa indifferente delle pietre, reagiscono morbidamente alla sua presenza e ai suoi movimenti; al contrario di quel che avviene da noi, restano sempre assoggettate all’uomo. Il villaggio racchiude i suoi abitanti come una leggera ed elastica armatura; più simili ai cappelli delle nostre donne che alle nostre città: insieme monumentale che conserva un po’ della vita della vegetazione, volte e fogliami la cui linea naturale è stata conciliata dall’abilità dei costruttori con le esigenze e necessità dei loro piani.

C. Lévi-Strauss, Tristi tropici, 22

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Festa nella foresta

Questi straccioni, sperduti in fondo alla loro palude, offrivano uno spettacolo ben triste; ma il loro stesso abbrutimento rendeva più impressionante la tenacia con la quale avevano preservato certi aspetti del passato.

C. Lévi-Strauss, Tristi tropici, 19

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I tre grandi veleni della mente

Da questo punto di vista buddhista il male, tutti i mali, quelli psichici come quelli fisici. hanno un’unica radice: l’ignoranza. L’ignoranza dell’lo causa la sofferenza che affligge l’uomo dalla nascita alla morte; la stessa ignoranza causa «i tre grandi veleni della mente» — il desiderio, la rabbia e l’ottusità — che scatenano le malattie nel corpo. Solo una continua pratica di moralità e di meditazione può condurre alla libertà da ogni male.

T. Terzani, Un altro giro di giostra,221

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In mare aperto

Come aspirai quell’aria frizzante! come sdegnai la terra limitata — quella strada comune tutta segnata dalle impronte di tacchi e di zoccoli servili — e mi volsi ad ammirare la magnanimità del mare che non lascia ricordi!

H. Melville, Moby Dick, 87

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Rimedio per la depressione… di un vecchio medico indiano

Gli chiesi però se aveva qualche suggerimento contro la depressione, e quella domanda provocò qualcosa di strano che ancora oggi non so spiegarmi. Choe-drak rispose che la depressione è una malattia soprattutto occidentale. «E la ragione », aggiunse, «è che voi occidentali siete troppo attaccati alle cose. Siete fissati sulle cose. Uno perde, ad esempio, la sua penna e da allora non fa che pensare alla penna persa, senza dirsi che la penna non ha alcun valore, che si può scrivere anche con un lapis. In Occidente vi preoccupate troppo delle cose materiali.»
Lo ascoltavo e automaticamente prendevo appunti con la mia vecchia Montblanc nera. Parlammo ancora della sua prigionia, delle pillole preziose, dei mantra, le formule magiche, che debbono essere recitate durante la loro preparazione, e io continuavo a prendere appunti con la mia Montblanc. Alla fine ringraziammo, passammo dalla farmacia a ritirare le pillole, tornammo al Kashmir Cottage e li mi accorsi che… non avevo più la mia penna! Rimandai immediatamente l’interprete dal medico, chiesi al fratello del Dalai Lama di telefonare all’Istituto. Niente da fare. La penna era scomparsa. E io non feci che pensarci. Non tanto perché c’ero affezionato, ma perché m’era venuto il sospetto che il vecchio medico, sentendo nelle mie domande un fondo di scetticismo, avene voluto dimostrarmi i suoi « poteri » e darmi una lezione.

T. Terzani, Un altro giro di giostra, 211

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Haik ni chohn!

Il pubblico restava silenzioso quando il proprio beniamino assestava un buon colpo, quasi come a dire «è proprio quello che ci aspettavamo». I sostenitori dell’antagonista, di fronte alla stessa prodezza, potevano esclamare «Haik ni chohn! » («È un uomo! »), intendendo che siccome il loro campione era forte, l’altro doveva essere davvero formidabile per averlo atterrato.

E. L. Bridges, Ultimo confine del mondo, XXXIV

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