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Gli antichi pellegrini

I ricordi sussistono tuttora nella lingua e nella pietra; chiese, locande e toponimi conservano come una collana preziosa il ricordo di una devozione appassionata che noi non possiamo neppure immaginare e che per secoli spinse i cristiani verso uno sperduto e ventoso angolo della Galizia. Soltanto pensandoci un po’ più a lungo si comprende appieno la portata di quel fervido ardore. Si abbandonava tutto per attraversare a piedi mezza Europa in tempi bui e pericolosi. Sulle orme di una leggenda, i pellegrini stessi divennero leggenda.

Cees Nooteboom, Verso Santiago, pag. 51.

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Monaci e conventi

E’ una facoltà dell’anima, una possibilità dell’uomo, quella di situarsi fuori dal “mondo”, che esiste ed esisteva anche in altre culture ed epoche.

Cees Nooteboom, Verso Santiago, pag. 16.

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Lungo il Cammino di Santiago III

Ora sono ancora in Catalogna, stasera in Aragona, e mano a mano che mi allontana dalla costa il paesaggio si farà più ampio ed aperto, sarà più secco e sopporterà sempre meno la presenza umana, finché il viaggiatore si trasformerà in un nuotatore solitario in un oceano di terra che si estende fino all’orizzonte e quella terra avrà colore di ossa, di sabbia, di conchiglie sbriciolate, di rottami arrugginiti, di legno imputridito, ma perfino i colori più scuri avranno una luminosità che in lontananza diventa un velo, quasi che l’occhio dovesse ancora essere protetto da tanto spazio e tanta luce. E in lontananza ci sono chiese e conventi che corrispondono all’infinito visibile, che vogliono raccontare di un passato impensabile che l’aria calda e fredda di un clima estremo hanno conservato per chi ne va in cerca. Un tempo, quando di queste cose non mi rendevo ancora conto, questi paesaggi devono essermi penetrati dentro, in risposta a un desiderio di infinito, infinito che al di fuori dell’oceano o del vero deserto non si trova più in nessun luogo.

Cees Nooteboom, Verso Santiago, pag. 280.

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Lungo il Cammino di Santiago II

Volevo andare a Santiago, ma le strade si sono sfilacciate come una corda che si laceri, gli anni si sono accumulati, mi sono allontanato sempre più dal mio obiettivo, sprofondando sempre più in una Spagna che cambiava e un paesaggio che invece restava uguale.

Cees Nooteboom, Verso Santiago, pag. 279.

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Lungo il Cammino di Santiago I

Non si può continuare a dire che questi paesaggi sono deserti, anche se in effetti è vero. Forse me ne rendo conto meglio perché vengo da un paese malato di sovrappopolazione, ma non smette mai di colpirmi. Mi sarei espresso in modo impreciso se non fosse proprio quello che intendevo: mi colpisce, come un colpo, come un proiettile. Non durante tutto il giorno, ma in alcuni momenti precisi. Bang, e all’improvviso l’avverto, quell’assenza degli oggetti costruiti, quella assenza di movimento.

Cees Nooteboom, Verso Santiago, pag. 53.

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Un’impresa

E d’un tratto accade, vuoi scendere dall’automobile, vuoi camminare, hai sbagliato fin dall’inizio, non puoi stare all’ombra degli altri, dei veri pellegrini, quelli che hanno percorso tutto il tratto a piedi, gli unici che sanno veramente che cosa significhi. “Una volta lo farò”, pensi tra te, e speri che sia vero, per vedere com’è lasci ferma l’automobile per un giorno e prosegui a piedi. Senza bastone e senza bagagli, senza conchiglia, perché a quella non hai diritto, ma cammini, e poiché cammini sei diventato una persona diversa. Soltanto adesso ti rendi conto della reale portata dell’impresa, a un tratto sei costretto a misurarti esclusivamente con te stesso, con i tuoi pensieri nei quali cerchi di comprendere quelli degli altri, dei pellegrini di un tempo. Poiché a volte mancano i cartelli, spesso non sai dove ti trovi, ti resta solamente il ritmo dei tuoi passi. Ora sei tu che conti le ore, che osservi la lentezza del paesaggio che ti circonda, camminando su una superficie polverosa, solo in lontananza la sagoma di un’unica casa, o, più tardi, un altro giorno, un’altra volta, lungo un fiume un bosco, là dove il terreno torna a essere più selvaggio e ondulato.
Le immagini di tutte quelle chiese si sono già da tempo mescolate in un nastro incredibilmente lungo che da Haarlem o Parigi o Cluny sale e scende seguendo il paesaggio, ora a parlare sono altre voci, gazze e civette, altri rumori, i passi di un altro, acqua tumultuosa contro un ponte, animali notturni invisibili, una voce che canta in una casa.

Cees Nooteboom, Verso Santiago, pag. 296.

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La luce del cammino

Giovane viaggiatore,
dimentica le stanchezza del viaggio,
procedi con coraggio!
Non spegnere nell’anima
la luce del tuo cammino.

R. Tagore, da Sfulingo

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La mente naturale

La mente naturale è la sensazione che abbiamo quando camminiamo nei boschi e la mente all’improvviso smette di produrre le sue solite chiacchiere. In momenti del genere tutti i sensi si rendono presenti al processo fondamentale di vivere. La mente si fa vasta, il mondo si fa vasto, noi diventiamo vasti: percepiamo il profumo dei pini, lo scricchiolio dei ramoscelli sotto i piedi, e ci rendiamo conto di essere tutto ciò. Quando la solita mente discorsiva si ritira sullo sfondo è la mente naturale a venire sul proscenio, ed è da quella mente che nascono alcune delle nostre intuizioni più lucide. Può capitarci di vedere all’improvviso la soluzione del problema con il quale stavamo combattendo corpo a corpo, oppure il cuore ci si rasserena di fronte all’assenza di soluzioni.
Sintonizzati sulla mente naturale scopriamo di avere accesso a una fonte di informazioni che ci porta più vicini al mistero della vita.

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Verso Santiago

E d’un tratto accade, vuoi scendere dall’automobile, vuoi camminare, hai sbagliato fin dall’inizio, non puoi stare all’ombra degli altri, dei veri pellegrini, quelli che hanno percorso tutto il tratto a piedi, gli unici che sanno veramente che cosa significhi. “Una volta lo farò”, pensi tra te, e speri che sia vero, per vedere com’è lasci ferma l’automobile per un giorno e prosegui a piedi. Senza bastone e senza bagagli, senza conchiglia, perché a quella non hai diritto, ma cammini, e poiché cammini sei diventato una persona diversa. Soltanto adesso ti rendi conto della reale portata dell’impresa, a un tratto sei costretto a misurarti esclusivamente con te stesso, con i tuoi pensieri nei quali cerchi di comprendere quelli degli altri, dei pellegrini di un tempo. Poiché a volte mancano i cartelli, spesso non sai dove ti trovi, ti resta solamente il ritmo dei tuoi passi. Ora sei tu che conti le ore, che osservi la lentezza del paesaggio che ti circonda, camminando su una superficie polverosa, solo in lontananza la sagoma di un’unica casa, o, più tardi, un altro giorno, un’altra volta, lungo un fiume un bosco, là dove il terreno torna a essere più selvaggio e ondulato.
Le immagini di tutte quelle chiese si sono già da tempo mescolate in un nastro incredibilmente lungo che da Haarlem o Parigi o Cluny sale e scende seguendo il paesaggio, ora a parlare sono altre voci, gazze e civette, altri rumori, i passi di un altro, acqua tumultuosa contro un ponte, animali notturni invisibili, una voce che canta in una casa.

Cees Nooteboom, Verso Santiago, pag. 296.

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Il viaggio

Finché sto fermo
accumulerò
tutta la zavorra della terra:
nei miei occhi
non ci sarà sonno:
come un verme
divorerò l’universo:
nuovi dolori
verranno ad accrescere il fardello:
la vita
sotto il peso delle sollecitudini
momento per momento
insenilisce nel freddo del dubbio
in bianchi capelli.

Per la foga del cammino
nell’urto con l’universo
da sé cadranno le opposizioni:
i vari cumuli di pene
verranno dispersi.
Nel bagno del cammino mi purificherò,
nella bevanda immortale del cammino
una nuova giovinezza
fiorirà in ogni istante.

Io sono un camminatore
guarderò sempre avanti.
O menzogna
perché mi chiami indietro?

Non resterò fermo
in un angolo della casa
amoreggiando segretamente con la morte.
Mi cingerò il collo
con la collana dell’eterna giovinezza
e in mano prenderò
il suo canestro di benvenuto.
Getterò via la zavorra
e le accumulate
provviste.
O mio animo,
il cielo è pieno di canti
della gioia del cammino.
Sul tuo carro
canta il poeta dell’universo,
cantano il sole, la luna e le stelle.

R. Tagore, Il viaggio.

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