Archivi tag: coscienza

Memoria

ciascuno di noi ricorda e dimentica secondo uno schema labirintico che rappresenta un segno di riconoscimento non meno caratteristico di un’impronta digitale

P. Roth, Pastorale americana, pag. 60

Lascia un commento

Archiviato in Letteratura

Il capitano Brierly

Non è sorprendente che il caso di Jim lo annoiasse, ma mentre io pensavo con un certo timore all’immenso disprezzo che provava per il giovane, probabilmente egli era già impegnato in una silenziosa indagine su se stesso. Il verdetto deve essere stato di colpevolezza senza attenuanti, ma il segreto delle prove a suo carico se lo è portato con sé in quell’ultimo salto in mare. Se posso capire qualcosa degli uomini, la causa della sua decisione era certamente di enorme peso, una di quelle bazzecole che suscitano delle idee — che insinuano nella nostra vita pensieri con cui l’uomo non avvezzo a tale compagnia è incapace di convivere. Sono in grado di dire che non era una questione di denaro, di alcol, o di donne. Si gettò in mare dalla nave appena una settimana dopo la fine dell’inchiesta, e meno di tre giorni dopo aver lasciato il porto all’inizio di un nuovo viaggio, come se proprio in quel punto in mezzo all’oceano avesse improvvisamente scoperto le porte dell’altro mondo aperte a riceverlo.

J. Conrad, Lord Jim, VI

Lascia un commento

Archiviato in Letteratura

Gocce di Vedanta

«Voi dite: ‘Questo appartamento è mio’. Ma se guardate bene, il suo pavimento è il soffitto di quello di sotto, la parete è anche le parete del vicino. Nulla è davvero vostro. Assolutamente nulla… tanto meno il vostro corpo. Tanti possono rivendicame la proprietà: vostra madre, vostro padre, il vostro coniuge in base al sacramento del matrimonio, lo Stato verso il quale il vostro corpo ha dei doveri di cittadino, la terra stessa, il fuoco che vi tiene alla giusta temperatura, l’acqua, le verdure che mangiate: tutti possono dire: ‘Questo corpo è mio’… Voi non possedete niente. Non è vostro neppure quello che credete di sapere. Vi è stato dato dai libri o da un insegnante. Eppure voi continuate a dire: ‘Questo è il mio corpo’. Il corpo vi pare così vostro che vi ci identificate. Dite ‘io’ e pensate al vostro corpo. Ma se l’io è colui che identifica il corpo, non può essere il corpo. Il soggetto che osserva l’oggetto-corpo non può essere il corpo.»

T. Terzani, Un altro giro di giostra, 305

Lascia un commento

Archiviato in Filosofia, Letteratura

La conoscenza di sé

Perché sono convinto che nessuno capisce mai fino in fondo i propri abili sotterfugi, messi in opera per evitare l’inquietante ombra della conoscenza di sé.

J. Conrad, Lord Jim, VII

Lascia un commento

Archiviato in Aforsimi, Letteratura, Psicologia

Mente aborigena

La mente che conosciamo nel sogno, la comprensione non razionale e non lineare degli eventi in cui sono normali gli slittamenti nel tempo e nello spazio, è secondo la mia opinione la mente conscia e attiva di un cacciatore aborigeno. È uno stato che ridefinisce la pazienza, la costanza, l’attesa.

Barry Lopez, Sogni artici, pag. 204.

Lascia un commento

Archiviato in Letteratura, Psicologia

Terra

Qualunque sia la valutazione che finiamo per fare d’una distesa di terra, per quanto profonda e accurata, la troveremo tuttavia inadeguata. La terra conserva una sua identità, più profonda e più sottile di quella che possiamo pervenire a conoscere. Il nostro dovere nei suoi confronti diviene allora semplice: accostarci con una mentalità priva di calcolo, con un atteggiamento di riguardo. Cercare di percepire la portata e la varietà della sua espressione… il suo clima, i suoi colori, i suoi animali. Essere decisi fin dall’inizio a preservare in essa una parte di mistero come una sorta di saggezza che non deve essere posta in discussione e di cui si deve fare l’esperienza. E attendere vigili le sue aperture, attendere quel momento in cui qualcosa di sacro si rivela in ciò che vi è di terreno, e allora avrete la certezza che la terra sa della vostra presenza.

Barry Lopez, Sogni artici, pag. 230.

Lascia un commento

Archiviato in Filosofia, Letteratura, Psicologia

Foglie d’erba

Questi, in realtà, sono pensieri d’ogni uomo in ogni epoca e luogo, non nascono con me,
Se non son vostri quanto miei non sono niente, o quasi niente,
Se non sono l’enigma e la sua soluzione non sono niente,
Se non vi sono vicini quanto sono distanti non sono niente.

Questa è l’erba che cresce dovunque sia l’acqua e la terra,
Questa è l’aria comune che bagna il globo.

W. Whitman, da Canto di me stesso, 17

Lascia un commento

Archiviato in Poesia

Al migliore amico dal cuore muto

Ogni mattina il mio devoto cane
presso la sedia silenzioso aspetta
finché io lo saluto con un colpetto.
Al ricevere questo tenue omaggio
di gioia il corpo suo tutto trasale.
Fra tutte le mute creature
lui solo, penetrando il velo del bene e del male,
ha visto l’Uomo nella sua interezza –
essere per cui può dar la vita contento,
cui senza secondi fini può riversare amore
da un opaco sentire che a stento trova la via
verso il mondo della coscienza.
Quando vedo l’offerta di questo muto cuore
supplice del suo stesso bisogno,
immaginar non so quale raro valore
la sua pura saggezza ha trovato nell’Uomo.
Col suo tacito sguardo, patetico, smarrito,
quel che afferra non può esprimere in parole;
ma per me rivela il vero significato dell’Uomo
nello schema del Creato.

R. Tagore, da Ali della morte

Lascia un commento

Archiviato in Poesia

Azazel

«Ma sei tu, Azazel» mormorai, «la causa dei mali del mondo».
«Sii ragionevole, Ipa. Io sono innocente dei mali del mondo… sono loro che generano me».
«Non sei stato tu a seminare lo scisma fra i vescovi? Ammettilo!»
«Io commetto ma non ammetto: è questo che vogliono da me».
«E tu non vorresti tutto ciò?»
«Io sono te, Ipa, e sono anche loro… Mi vedi presente dove vuoi tu, o dove vogliono loro. Io sono sempre presente a sollevare dalle responsabilità, a rimuovere il peccato, a scagionare ogni debitore. Io sono la volontà, il volente e il voluto, io sono il servo degli uomini e il pungolo dei fedeli che li incita a scacciare le ragnatele delle loro fantasie».

Y. Ziedan, Azazel, cap. 28

Lascia un commento

Archiviato in Letteratura

Crede la madre che avrebbe dovuto essere madre

O sono le scorciatoie e i contorti cammini del nostro sforzo quelli che ci modificano e finiamo per credere che sia il destino, finiamo per vedere tutta la nostra vita alla luce di ciò che è accaduto per ultimo o di ciò che è più recente, come se il passato fosse stato soltanto preparativi e lo stessimo capendo man mano che si allontana da noi, e lo capissimo del tutto alla fine. Crede la madre che avrebbe dovuto essere madre e la zitella nubile, l’assassino assassino e la vittima vittima, come crede il governante che le sue azioni lo condussero sin dall’inizio ad disporre di altre volontà e si indaga l’infanzia del genio quando si sa che è un genio; il re si convince che gli toccava essere re se regna e che gli toccava ergersi a martire del proprio lignaggio se non ci riesce, e quello che arriva alla vecchiaia finisce per ricordare se stesso per tutto il tempo come un lento progetto di anziano

Javier Marìas, Domani nella battaglia pensa a me, pag. 115

Lascia un commento

Archiviato in Letteratura