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Evoluzione ante litteram

A questo punto c’è il rischio che tu commetta un errore:
occorre quindi evitare in modo assoluto di credere
che la vista non nacque solo per farci guardare
e che le gambe si piegano alle ginocchia e ai malleoli
ben fondate sui piedi sui quali si appoggiano
solo per farci fare dei passi più lunghi:
né che le braccia si uniscano a spalle robuste
e con le mani si adoperino ai due lati del corpo
solo per soddisfare alcuni tra i nostri bisogni.
Tutto questo rovescia qualsiasi rapporto reale
perché antepone l’effetto alla causa: ma niente
fa parte del nostro corpo solo per essere usato
in una maniera precisa: é l’uso che nasce dall’organo.

Lucrezio, De rerum natura, IV, 823

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I molti mondi

Il mondo che noi conosciamo lo ha fatto la grande natura
le cui parti primarie, unite in mille maniere
nel movimento incessante alla fine riuscirono
a combinarsi tra loro per questa grande creazione
della terra, dei mari, del cielo e dei molti viventi:
per la stessa ragione noi dovremo anche ammettere
che vi siano altri mondi in cui è accaduto lo stesso
e tutto si trovi agganciato in un simile abbraccio.
Sempre che esista materia in quantità sufficiente,
il luogo sia favorevole e nulla si opponga,
tutto può sempre unirsi ed avviare il suo ciclo.

Lucrezio, de rerum natura, II-1059

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Tutte quelle biforcazioni

La storia fa il suo ingresso quando lo spazio del possibile che avrebbe potuto essere esplorato è più grande, o immensamente più grande, di ciò che si è realizzato perfettamente. Proprio perché il reale della biosfera è così minuscolo, se comparato a quello che avrebbe potuto verificarsi negli ultimi quattro miliardi e ottocento milioni di anni, e poiché gli agenti autonomi possono evolversi attraverso variazioni ereditabili che inducono la propagazione di accidenti congelati nelle linee di discendenza, la biosfera è profondamente dipendente dalla storia.

Stuart Kauffman, Esplorazioni evolutive, pag. 198.

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Divenendo

L’universo nel suo continuo divenire è più ricco di tutti i nostri sogni.

Stuart Kauffman, Esplorazioni evolutive, pag. 183.

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Figli delle stelle: non siamo qui per caso

Desidero sostenere che la vita è una proprietà attesa, emergente, di reti complesse di reazioni chimiche. In condizioni piuttosto generali, al crescere della diversità di specie molecolari in un sistema di reazioni, viene attraversata una transizione di fase, superata la quale diventa pressoché inevitabile la formazione di insiemi di molecole collettivamente autocatalitici. Se è così, siamo figli della diversità molecolare, figli delle stelle di seconda generazione.

Stuart Kauffman, Esplorazioni evolutive, pag. 49.

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Prima di Darwin

Non fu seguendo un progetto né obbedendo al volere
di una mente divina che tante parti si unirono:
né perché si accordarono in una precisa maniera,
ma, vagando nel vuoto, con movimenti continui,
spinte senza una sosta da innumerevoli urti,
tentando strade ed incontri in maniere diverse
esse alla fine raggiunsero l’assetto che conosciamo
nel quale vive ed esiste ciò che possiamo vedere.

Lucrezio, De rerum natura, I, 1021

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Evoluzioni morali

Il nostro ragionamento morale, come il nostro diritto, cambia incessantemente e con indefessa creatività. Ma, come il diritto, alcune nostre considerazioni morali risalgono alla notte dei tempi e presumibilmente non sono cambiate per buone ragioni: in parte per gli effetti della selezione di gruppo durante l’evoluzione e in parte per una consapevolezza lungamente acquisita della loro saggezza. Affermare che il nostro senso morale si evolve non significa invocare un cieco relativismo morale. E’ invece l’invito a rispettare la saggezza morale del passato; è una titubanza a modificare un antico patrimonio morale, ma con la flessibilità sufficiente per adattarsi a fatti nuovi.

Stuart Kauffman, Reinventare il sacro, pag. 284.

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Il paradosso dell’amore

Amare l’altro dovrebbe significare ammettere che possa pensare, sentire, agire in modo non conforme ai nostri desideri, alla nostra gratificazione, accettare che viva secondo il suo sistema di gratificazione personale e non secondo il nostro. Ma l’apprendimento culturale, nel corso dei millenni, ha legato il sentimento amoroso a quello di possesso, di appropriazione, di dipendenza, rispetto all’immagine che ci facciamo dell’altro, a tal punto che colui che si comportasse così nei confronti dell’altro, sarebbe giudicato solo indifferente.

H. Laborit, Elogio della fuga, 32

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Riunione Ona

Avevo di proposito lasciato la rivoltella a casa, rendendomi conto che non mi sarebbe stata di nessuna utilità se fossi stato attaccato da vicino da quegli uomini cosí forti. Erano tutti molto belli, dai volti severi ma amichevoli. Cominciarono a parlare tra loro e non tardai a intuire che si trattava di una discussione importante. Alcuni tra i più anziani buttavano lí una parola ogni tanto, ma i due portavoce delle opposte fazioni erano da una parte Kaushel e dall’altra Kushhalimink, uno dei più giganteschi ona che avrei mai conosciuto. Parlavano a voce bassa ma, quando volevano calcare qualche parola, le gutturali del loro idioma risuonavano più aspre che mai. Non muovevano la testa per annuire o esprimere disaccordo, perché questi segni di assenso e dissenso tra gli ona erano sconosciuti. Non interrompevano mai chi stava parlando, e c’era un che di solenne e di piacevolmente dignitoso nello stile della discussione, che ovviamente verteva su di me. Anni più tardi me ne raccontarono i dettagli. Sembra che l’enorme e bonario Kushhalimink intendesse portarmi via con loro. Oltre ad avermi preso in simpatia – come un ragazzino con lo scoiattolo che ha appena catturato – pensava che io sarei stato in grado di costruire o procurare fucili e munizioni per aiutarli a difendere la loro terra e a distruggere i loro nemici. Kaushel si oppose alla proposta, facendo notare che probabilmente io non avevo né i mezzi né la conoscenza per fabbricare le armi di cui avevano bisogno e che, se mi avessero preso con loro, mi sarebbe stato impossibile procurargliene. Disse che ora apparivo ben disposto nei loro confronti, ma che tanto io quanto la mia gente ci saremmo offesi per il rapimento e che in quel modo si sarebbero fatti dei nemici su entrambi i versanti delle montagne.

E. L. Bridges, Ultimo confine del mondo, XXI

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Epistemologia

Finché gli uomini ignoreranno che niente nell’umana aderenza al mondo, niente di ciò che si accumula nel loro sistema nervoso è isolato, separato dal resto, che tutto si collega, si organizza, si informa in lui, obbedendo a leggi rigorose, la maggior parte delle quali non sono ancora state scoperte, accetteranno la distinzione tra uomo che produce e uomo di cultura. Anche questa divisione è un fenomeno culturale, come credere nello spirito e nella materia, nel bene e nel male, nel bello e nel brutto, ecc. E tuttavia le cose si limitano a essere. È l’uomo che le analizza, le separa, le suddivide, e mai disinteressatamente. All’inizio, di fronte all’apparente caos del mondo, ha classificato, costruito i cassetti, i capitoli, gli scaffali. Ha introdotto il suo ordine nella natura per agire. E dopo ha creduto che quello fosse l’ordine della natura, senza accorgersi che era il suo, che era stato stabilito secondo suoi criteri e che quei criteri provenivano dall’attività funzionale del sistema che gli permetteva di entrare in contatto col mondo: il sistema nervoso.

H. Laborit, Elogio della fuga, 51

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