Primavera ed estate, autunno e inverno e primavera,
a uno a uno passando, davanti alla mia finestra passando,
per tanti anni giacqui guardandoli passare e contando
gli anni, finché un terrore mi strinse il cuore sovente, l’idea che fossi diventata eterna: infine
raggiunsi i cent’anni! E giacevo tuttora
ascoltando il ticchettio del pendolo e il muggito del bestiame
e lo stridio di una ghiandaia in volo attraverso foglie cadenti!
Un giorno dopo l’altro, sola nella stanza
di una nuora afferrata dagli anni e canuta.
E di notte, o guardando dalla finestra il giorno,
il mio pensiero ritornava, pareva, per un tempo infinito,
alla Carolina del Nord e ai miei anni di ragazza,
e a John, al mio John che era in guerra contro gli Inglesi,
e tutti i bimbi, tutte le morti, e i dolori.
E quella distesa di tempi come una prateria dell’Illinois
su cui grandi figure passavano come precipiti cavalieri,
Washington, Jefferson, Jackson, Webster e Clay.
O bella repubblica giovane per cui John e io
demmo tutta la nostra forza e il nostro amore!
e o mio John!
perché, quando giacqui inchiodata in un letto per anni,
pregando che tu venissi, la tua venuta tardò?
Visto che con un grido d’amore, come quello in cui ruppi
quando tu mi trovasti nella vecchia Virginia dopo la guerra,
piansi quando ti vidi nel letto,
mentre il sole a occidente sempre più indeboliva e scendeva
nel tuo viso di luce!
E. Lee-Masters, Rebecca Wasson