Archivi del mese: marzo 2015

Come un ronzio di alveare

È difficile capire le origini delle civiltà americane senza ammettere l’ipotesi di una attività intensa, su tutte le coste del Pacifico — asiatico o americano — che si propagava di zona in zona, grazie alla navigazione costiera; e tutto ciò per diversi millenni. Noi rifiutavamo un tempo la dimensione storica all’America precolombiana, perché l’America postcolombiana ne era stata privata. Ci rimane forse da correggere un secondo errore, che consiste nel pensare che l’America sia rimasta per ventimila anni tagliata fuori dal mondo intero, come lo era stata dall’Europa occidentale. Tutto fa pensare piuttosto che al grande silenzio atlantico rispondesse, su tutto il contorno del Pacifico, un ronzio di alveare.

C. Lévi-Strauss, Tristi tropici, 213

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Mariagrazia

Ma c’era nella schiena un po’ curva della madre una caparbia risoluzione a non voltarsi verso la verità; Lisa la vide a poco a poco rimpicciolire, scolorire passando attraverso tutto quel sole, confondersi con la fuga d’ombre delle alte cancellate dei giardini; finalmente non fu più che una macchia nera, laggiù in fondo al viale.

A. Moravia, Gli indifferenti, 189

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Figli delle stelle: non siamo qui per caso

Desidero sostenere che la vita è una proprietà attesa, emergente, di reti complesse di reazioni chimiche. In condizioni piuttosto generali, al crescere della diversità di specie molecolari in un sistema di reazioni, viene attraversata una transizione di fase, superata la quale diventa pressoché inevitabile la formazione di insiemi di molecole collettivamente autocatalitici. Se è così, siamo figli della diversità molecolare, figli delle stelle di seconda generazione.

Stuart Kauffman, Esplorazioni evolutive, pag. 49.

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Prima di Darwin

Non fu seguendo un progetto né obbedendo al volere
di una mente divina che tante parti si unirono:
né perché si accordarono in una precisa maniera,
ma, vagando nel vuoto, con movimenti continui,
spinte senza una sosta da innumerevoli urti,
tentando strade ed incontri in maniere diverse
esse alla fine raggiunsero l’assetto che conosciamo
nel quale vive ed esiste ciò che possiamo vedere.

Lucrezio, De rerum natura, I, 1021

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Pietà

Sono un uomo ferito.
E me ne vorrei andare
E finalmente giungere,
Pietà, dove si ascolta
L’uomo che è solo con sé.
Non ho che superbia e bontà.
E mi sento esiliato in mezzo agli uomini.
Ma per essi sto in pena.

G. Ungaretti, da La pietà

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Quelle debolezze fatali

Niente è più terribile che osservare un uomo colto nel mezzo non di un crimine, ma di una debolezza più che criminale. Una saldezza d’animo assai comune ci impedisce di diventare criminali in senso legale; è da queste debolezze che non ci si può salvare — dalle debolezze sconosciute, ma forse sospettate, come in certe parti del mondo si sospetta la presenza di serpenti in ogni cespuglio — da debolezze che possono rimanere annidate in noi, visibili o invisibili, temute o virilmente disprezzate, represse o magari ignorate per più di metà della nostra vita. Cediamo alla tentazione di fare cose per le quali ci coprono di insulti e cose per le quali veniamo condannati alla forca, e tuttavia lo spirito può sopravvivere — sopravvivere alla condanna, sopravvivere al capestro, per Giove! E ci sono cose — che sembrano insignificanti a volte — che invece segnano la nostra fine assoluta.

J. Conrad, Lord Jim, V

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Fede

La parola che ci serve per come viviamo la nostra vita è “fede”, di gran lunga più grande di “sapere” o di “pensare”. Un coraggio impegnato ad andare avanti nella vita comunque.

Stuart Kauffman, Reinventare il sacro, pag. 254.

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Il tempo

Congiunto è ciò che non può separarsi o dividersi
da un corpo qualsiasi senza causarne la fine:
la pietra che pesa, il fuoco che arde, l’acqua che scorre
ciò che possiamo toccare ed il vuoto intangibile.
Invece l’essere servi, la povertà e la ricchezza
la libertà, la concordia e la guerra, ed ogni altra cosa
di cui l’avvento o il distacco non mutino in niente
la sostanza dei corpi noi li chiamiamo “accidenti”.
Anche il tempo lo è. E solo quel che consegue
dalle cose che accaddero in un lontano passato,
stanno accadendo adesso o accadranno in futuro.

Lucrezio, De rerum natura, I-451

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Decorazioni indigene

È proprio come se una civiltà intera aspirasse con tenerezza appassionata alle forme, alle sostanze e ai colori della vita; e, per trattenere intorno al corpo umano la sua più ricca essenza, si affidasse — fra tutti i suoi prodotti — a quelli che sono in più alto grado durevoli oppure fuggitivi, ma che, per una strana coincidenza, ne sono i depositari privilegiati.

C. Lévi-Strauss, 22

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Rivoluzione interiore

La malattia di cui oggi soffre gran parte dell’umanità è inafferrabile, non definibile. Tutti si sentono più o meno tristi, sfruttati, depressi, ma non hanno un obbiettivo contro cui riversare la propria rabbia o a cui rivolgere la propria speranza. Un tempo il potere da cui uno si sentiva oppresso aveva sedi, simboli, e la rivolta si dirigeva contro quelli. Si sparava a un re, si liberava la Bastiglia, si assaltava il Palazzo d’Inverno e si apriva così la breccia di un secolo. Ma oggi? Dov’è il centro del potere che immiserisce le nostre vite?
Bisogna forse accettare una volta per tutte che quel centro è dentro di noi e che solo una grande rivoluzione interiore può cambiare le cose, visto che tutte le rivoluzioni fatte fuori non han cambiato granché. Il lavoro da fare in questa direzione è enorme, ma non sempre siamo pronti a questa fatica.

T. Terzani, Un altro giro di giostra, 256

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