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Evoluzione ante litteram

A questo punto c’è il rischio che tu commetta un errore:
occorre quindi evitare in modo assoluto di credere
che la vista non nacque solo per farci guardare
e che le gambe si piegano alle ginocchia e ai malleoli
ben fondate sui piedi sui quali si appoggiano
solo per farci fare dei passi più lunghi:
né che le braccia si uniscano a spalle robuste
e con le mani si adoperino ai due lati del corpo
solo per soddisfare alcuni tra i nostri bisogni.
Tutto questo rovescia qualsiasi rapporto reale
perché antepone l’effetto alla causa: ma niente
fa parte del nostro corpo solo per essere usato
in una maniera precisa: é l’uso che nasce dall’organo.

Lucrezio, De rerum natura, IV, 823

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L’ombra della scienza

“La verità è bellezza, e la bellezza è verità”, ha scritto Keats. Se permettiamo a noi stessi di abbracciare l’umanità, Keats ci dimostra quanto siamo diventati stolti nella lunga ombra della scienza, di quella scienza che amo.

Stuart Kauffman, Reinventare il sacro, pag. 263.

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Conoscenza

La scienza da sola non sa esprimere la ricchezza della vita, del significato e della conoscenza.

Stuart Kauffman, Reinventare il sacro, pag. 262.

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Un’apologia della retorica

In un mondo inconoscibile pienamente, e nel quale dobbiamo agire, diventa importante capire che la retorica, la capacità di esercitare la nostra saggezza nelle situazioni incerte della vita, è importante come la logica. La retorica non è un espediente verbale, ma è la persuasione al cospetto dell’incertezza rispetto alle necessità di agire. Non è un caso che la Retorica di Aristotele sia stata scritta quando Atene era una democrazia, dove era necessaria la persuasione in politica e nell’azione pratica. Ma la retorica e una parte pienamente legittima delle scienze umane e del resto delle sensibilità umane.
Allora, forse, la poesia e la saggezza poetica sono giuste e vere.

Stuart Kauffman, Reinventare il sacro, pag. 261.

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Il potere della poesia

Allora, la poesia è puro piacere? Solo stupore e sorpresa? Assolutamente no. La poesia sublime, come la sublime letteratura, è una lente attraverso cui vedere noi stessi, la nostra vita, il nostro mondo. Essa ci mostra la verità.

Stuart Kauffman, Reinventare il sacro, pag. 261.

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Incipit, de rerum natura

So quello che il Greco scoprì, ma non è facile esporlo
in chiari versi latini: per tante oscure scoperte
di cui occorre parlare molte parole mi mancano
per la povertà della lingua e gli argomenti inusuali.
Ma per te, Memmio, e il piacere di esserti amico,
affronto questa fatica, per cui nelle notti serene
io resterò a vegliare pensando alle giuste parole
e ai versi capaci di darti con dolce chiarezza
tutti i lumi che occorrono perché tu riesca a scoprire,
traendolo fuori dal buio, il mondo della natura.

Lucrezio, de rerum natura, Libro I, 136

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Uomini e gamberi

Da ragazzo, Theodore, sedevi per lunghe ore
sulle rive del torbido Spoon
con gli occhi profondi fissi sulla tana del gambero,
aspettando che apparisse spingendo la testa,
prima le antenne ondeggianti, come fili di fieno,
e poi il corpo, colorato come steatite,
gemmato con occhi di giada.
E ti domandavi, come rapito,
che cosa sapeva, che cosa desiderava, e perché mai vivesse.
Ma phi tardi guardasti uomini e donne
nascosti nelle tane del fato fra grandi città,
osservando le loro anime uscire,
in modo da poter vedere
come vivevano, e per che cosa,
e perché strisciassero così in faccende
sulla distesa di sabbia dove l’acqua vien meno
quando l’estate declina.

E. Lee-Masters, Theodore il poeta

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Crescere, una buona volta.

Aprite la vostra mente e incominciate a vedere e a sentire! Incominciate a fare esperienza, e non vergognatevene! Toccate, stringete, masticate come non avete mai fatto prima d’ora. Continuate a crescere! Continuate a crescere coerentemente. In ogni momento che lo fate, voi cambiate. Aprite la mente, aprite il cuore, aprite le braccia, accogliete tutto. Potete continuare a prendere e prendere e prendere, e ciò che è non si esaurirà mai. Ce n’è sempre di più. Più vedete in un albero, e più c’è da vedere. Ascoltate una sonata di Beethoven, e vi conduce all’infinito. Prendete un libro di poesie, e vi conduce alla bellezza. Amate una persona, e quell’amore vi conduce a centinaia di persone. Continuate a crescere.

L. Buscaglia, Vivere amare capirsi, cap. 4

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Conosco delle barche

Conosco delle barche
che restano nel porto per paura
che le correnti le trascinino via con troppa violenza.

Conosco delle barche che arrugginiscono in porto
per non aver mai rischiato una vela fuori.

Conosco delle barche che si dimenticano di partire
hanno paura del mare a furia di invecchiare
e le onde non le hanno mai portate altrove,
il loro viaggio è finito ancora prima di iniziare.

Conosco delle barche talmente incatenate
che hanno disimparato come liberarsi.

Conosco delle barche che restano ad ondeggiare
per essere veramente sicure di non capovolgersi.

Conosco delle barche che vanno in gruppo
ad affrontare il vento forte al di là della paura.

Conosco delle barche che si graffiano un po’
sulle rotte dell’oceano ove le porta il loro gioco.

Conosco delle barche
che non hanno mai smesso di uscire una volta ancora,
ogni giorno della loro vita
e che non hanno paura a volte di lanciarsi
fianco a fianco in avanti a rischio di affondare.

Conosco delle barche
che tornano in porto lacerate dappertutto,
ma più coraggiose e più forti.

Conosco delle barche straboccanti di sole
perché hanno condiviso anni meravigliosi.

Conosco delle barche
che tornano sempre quando hanno navigato.
Fino al loro ultimo giorno,
e sono pronte a spiegare le loro ali di giganti
perché hanno un cuore a misura di oceano.

Jacques Brel

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Poesie

Nella gioia del volo l’uccello,
qua e là, nel vuoto,
va scrivendo parole
senza alfabeto.
Quando la mente vola
si risveglia la mia voce,
la penna descrive
la gioia delle ali.

R. Tagore, da Sfulingo

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