Ed è bello, certo, ma non è come qui, a Hermosa, questa è la natura che domina, tu nella tua piccolezza e lei nella sua immensità, e forza, e crudeltà, e spazi e silenzi. Il rumore del vento, capisci?, e tu cammini verso il mare, da solo con i tuoi pensieri, con le domande che tutti ci facciamo da sempre, perché siamo qui, che senso ha, perché un uomo domina un altro e perché c’è chi lavora con fatica e chi ne è esentato, perché alcuni scelgono il male e altri no, perché essere vecchi è tanto brutto eppure nessuno vuole smettere di esserlo dandosi serenamente alla morte. Ti fai queste domande e guardi le querce piegate dal maestrale, i boschi infiniti di olivastri, quel muretto di pietre abbandonato tra i rovi, il falco che ti vola sulla testa, e le risposte le porta il vento, le risposte ci sono, volano nel vento, ma non le puoi capire, le intuisci nel vento, ma le tue orecchie non ce la fanno, a sentirle, e tu puoi solo andare avanti ancora e ancora, e arrivare al mare e dirti che no, non ci sarà mai altro luogo come quello in cui sei nato, e di cui conosci ogni combinazione di colore del cielo, e i rumori, e il silenzio, appunto, che è forse la cosa che più ti è entrata dentro, anche se non lo sapevi. Te ne accorgi una mattina nella calca di Venezia, il silenzio di Hermosa, capisci?
F. Soriga, Il cuore dei briganti, 13