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Ambizione

Poiché tutti gli uomini tragicamente grandi sono tali attraverso qualcosa di morboso. Sta’ sicura di questo, o ambizione giovanile: qualsiasi grandezza mortale è soltanto malattia.

H. Melville, Moby Dick, 101

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Che cultura

In una società commerciale, esser colti significa appartenere a quella parte privilegiata della società che può permettersi di diventarlo. Concedere a coloro che non hanno questa fortuna di partecipare alla cultura è in qualche modo permettergli un’ascesa sociale. È un modo di gratificarli narcisisticamente, di migliorare il loro livello di vita, di arricchire l’immagine che di sé possono dare agli altri. È probabile che questo processo derivi direttamente dal rammarico del borghese di non appartenere a un’aristocrazia inutile, non produttiva e colta.

H. Laborit, Elogio della fuga, 48

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Vergogna delle proprie radici

Ti detestai, Spoon River. Tentai d’innalzarmi al disopra di te.
Mi vergognai dite, Ti disprezzai
come luogo della mia nascita.
E là a Roma, in mezzo agli artisti,
parlando italiano, parlando francese,
mi parve talvolta di essermi liberato
di ogni traccia della mia origine.
Mi parve di raggiunger le vette dell’arte
e respirare l’aria che respiravano i maestri,
e vedere il mondo coi loro occhi.
Ma essi davano un’occhiata e dicevano:
« A che mirate, amico mio?
Qualche volta la faccia sembra quella di Apollo, altre volte ha un poco l’aria di Lincoln ».
Non c’era cultura, capite, a Spoon River,
e io bruciavo di vergogna e stavo zitto.
Ma che potevo fare, tutto intriso
e oppresso di terriccio occidentale,
se non aspirare, e chiedere di nascere
un’altra volta, e che tutta Spoon River
mi fosse strappata dall’anima?

E. Lee Masters, Archibald Higbie

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Umana irrequietezza

Spesso la letteratura dell’esplorazione artica viene proposta come l’attestazione della volontà risoluta di fronte alle minacciose fortificazioni del paesaggio. È più utile, credo, accantonare questa nozione… che il territorio sia un avversario deciso a sconfiggere gli umani è che quanti passarono di qui furono eroi o falliti sotto questo aspetto. È meglio contemplare la documentazione del desiderio umano di conquistare qualcosa di significativo, di liberarsi d’una parte del peso tetro della vita. Quel peso era ignoranza, povertà di spirito, indolenza, rischio di smarrirsi nell’anonimato e nella miseria. Il paesaggio spietato divenne il punto focale del desiderio di distaccarsi da tutte queste cose e di vincerle. In questi resoconti artici, quindi, vi sono le trame dei sogni di noi tutti.

Barry Lopez, Sogni artici, pag. 302.

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Francisco Serrão

Per anni e anni, nuovo Odisseo dimentico della sua Itaca, Francisco Serrão rimane fra le braccia della sua Calipso dalla pelle scura, e nessun angelo dell’ambizione viene a cacciarlo da quel paradiso del dolce far niente. Questo volontario Robinson, primo fuoriuscito dalla civiltà, non lascerà più fino alla morte, cioè per nove anni, le Isole della Sonda. Fra i conquistatori e i capitanos dell’epica età portoghese non è certo il più eroico, ma probabilmente è il più furbo e anche il più felice.

S. Zweig, Magellano, II

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Immobilità

Il genero della coppia era il poliziotto locale, che aveva il compito di sorvegliare la frontiera e non far passare i ladri di pecore. Aveva una magnifica corporatura atletica, ma la fisarmonica di rughe sulla sua fronte raccontava una lamentevole storia di immobilità e di ambizioni represse. Il suo cervello sognava fughe e conquiste. Parlava di Vichinghi nella giungla brasiliana. Un professore, diceva, aveva trovato in uno scavo iscrizioni runiche. I marziani erano atterrati in Perù e avevano insegnato agli incas le arti della civiltà. Come spiegare altrimenti la loro intelligenza superiore?
Un giorno, dopo essersi liberato della moglie restituendola al padre, avrebbe guidato la camioneta della polizia verso nord, oltre il Paranà, attraverso Brasile e Panama, Nicaragua e Messico, e le chicas del Nord America gli sarebbero cadute fra le braccia.

B. Chatwin, In Patagonia, 43

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Il filo della vendetta

Raggiunsi la piú alta carica in Spoon River
ma attraverso quanta amarezza di spirito!
Il volto di mio padre, che sedeva impotente,
come un bambino, osservando le canarine
e guardando la finestra
del giudice di contea in tribunale,
e i suoi ammonimenti di cercare
ciò che mi spettava nella vita, e di punire Spoon River
per vendicare il torto che gli avevano fatto,
mi riempirono di una furiosa energia
per ottenere ricchezza e potere.
Ma che cosa fece, se non incamminarmi
sul sentiero che conduce al boschetto delle Furie?
Io seguii quel sentiero e vi dico: sulla strada del boschetto, incontrerete i Fati,
dagli occhi foschi, curvi sul loro telaio.
Fermatevi un momento, e se vedete
il filo della vendetta spuntare dalla spola,
strappate via presto ad Atropo
le forbici, e tagliatelo, per timore che i vostri figli,
e i loro figli e i figli di questi
indossino l’abito avvelenato.

E. Lee-Masters, Heney C. Calhoun

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L’ambizione di Jean-Luc

Era ancora ambizione, quel desiderio legittimo di dire “Io”, di farsi valere nel mondo?… Un essere nasce con denti, unghie, muscoli. Ha bisogno di afferrare. Ha bisogno di mordere e di mangiare… E intorno a lui, il vuoto.

I. Némirovsky, La preda, 7

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George Gray – le vele della vita

Molte volte ho studiato
la lapide che mi hanno scolpito:
una barca con vele ammainate, in un porto.
In realtà non è questa la mia destinazione
ma la mia vita.
Perché l’amore mi si offrì e io mi ritrassi dal suo inganno;
il dolore bussò alla mia porta, e io ebbi paura;
l’ambizione mi chiamò, ma io temetti gli imprevisti.
Malgrado tutto avevo fame di un significato nella vita.
E adesso so che bisogna alzare le vele
e prendere i venti del destino,
dovunque spingano la barca.
Dare un senso alla vita può condurre a follia
ma una vita senza senso è la tortura
dell’inquietudine e del vano desiderio –
è una barca che ancia al mare eppure lo teme.

E. Lee Masters, Antologia di Spoon River, George Gray

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Carriera e vita

Non sarà che… Lo invidio? Ma certo, non c’è dubbio. Vorrei essere al suo posto. Essere in quel momento dell’esistenza in cui tutto è già avviato, ben indirizzato su una strada sicura. In ogni carriera, dopo la partenza, c’è come una battuta d’arresto. Il meccanismo rallenta, il destino rallenta… Si avverte al tempo stesso il logorio dei nervi, un’intima insofferenza e sotto sotto, in fondo all’animo, il sospetto che tutto questo, forse, non valeva la pena.

I. Némirovsky, La preda, parte 2, 6

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