Archivi tag: morte

Ammonimento

 «Ora asciugati gli occhi, direbbe, e smetti di piangere: tu non hai mai sfruttato le gioie che offriva la vita 
mancava sempre qualcosa, sprezzavi quello che avevi, 
e così l’esistenza è sempre rimasta in sospeso 
solo per non ricordare che avrebbe dovuto finire: 
ed ora non sai persuaderti che è giunto il momento. 
Devi lasciare i tuoi beni, a cui non hai più diritto, 
e ad altri il tuo posto nel mondo, è ora di andarsene». 
Ciò la Natura direbbe, con meritato rimprovero 
perché la legge comanda che i vecchi cedano il posto 
a qualcuno più giovane, e tutto va rinnovato.

Lucrezio, De rerum natura, III, 955

Lascia un commento

Archiviato in Poesia

Il monaco e il moribondo

«Lascia andare, o nobile nato », dice il lama. « La primordiale luce ti sta venendo incontro, diventa uno con quella. Vai. Vai per la tua strada, o nobile nato, non resistere. » Queste sono le parole che il lama continua a sussurrare nell’orecchio del morente.

T. Terzani, Un altro giro di giostra, 287

Lascia un commento

Archiviato in Filosofia, Psicologia

Lezione di una nonna

Quando, ancora bambino, era rimasto col-pito dalla morte di un familiare, lei lo aveva fatto sedere su una grande sedia di legno e gli aveva detto di reggersi a quella con tutte le sue forze. Lui s’era aggrappato ai braccioli, ma lei era riuscita lo stesso a strapparlo via. Nel resistere lui aveva sentito male. La nonna gli aveva poi chiesto di sedersi di nuovo, ma questa volta senza fare alcuna resistenza. Lei lo aveva allora tolto dalla sedia gentilmente, prendendolo in braccio. «Così avviene con la morte. Sta a te scegliere come vuoi andartene. Ricordatelo. »

T. Terzani, Un altro giro di giostra, 286

Lascia un commento

Archiviato in Filosofia, Letteratura

Naufragi

Va la nave, sola
Nella quiete della sera.
Qualche luce appare
Di lontano, dalle case.
Nell’estrema notte
Va in fumo a fondo il mare.
Resta solo, pari a sé,
Uno scroscio che si perde…
Si rinnova…

G. Ungaretti, Pari a sé

1 Commento

Archiviato in Poesia

Come il vento

Ho detto finora che niente proviene dal niente
e niente di quello che nasce può finire nel nulla.
Ora, perché tu non pensi di negarmi fiducia,
dato che esistono corpi che non possiamo vedere,
ti parlerò delle cose che gli occhi non riconoscono
ma di cui devi ammettere la loro reale esistenza.
La prima è il vento, che frusta con forza le onde,
manda a picco le navi, strappa brandelli di nuvole
e sibila sulle pianure: è un turbine devastatore
che sradica i tronchi e sfronda le cime dei monti
spogliandole dalle foreste. Noi possiamo ascoltarlo
per il suo gemito acuto ed il minaccioso ululare
ma non possiamo vederlo, non avendo apparenza:
investe il mare e la terra e contorce nel cielo
ogni lembo di nuvola che riesce a carpire:
si espande senza una regola e tutto sconvolge
come l’acqua di un fiume che ad un tratto straripa
e dilaga dovunque, nutrita dai molti torrenti
che le piogge copiose fanno calare dai monti
insieme a tratti di bosco e ad alberi interi.

Lucrezio, De rerum natura, I-265

Lascia un commento

Archiviato in Filosofia, Poesia

Come ostriche

lo credo che abbiamo preso un grosso abbaglio in questa faccenda della Vita e della Morte. Credo che ciò che chiamano la mia ombra sulla terra sia la mia sostanza vera. Credo che nel guardare alle cose spirituali noi siamo come ostriche che osservano il sole attraverso l’acqua e ritengono quell’acqua densa la più sottile delle atmosfere. Credo che il mio corpo sia soltanto la feccia del mio essere migliore. Di fatto, prenda il mio corpo chi vuole: prendetelo, non sono affatto io. E allora tre evviva a Nantucket, e venga la lancia sfondata, e il corpo sfondato, quando vogliono, poiché, di sfondarmi l’anima, nemmeno Giove è capace.

H. Melville, Moby Dick, 66

Lascia un commento

Archiviato in Letteratura

Il Capitano

Il Capitano era sereno

(Venne in cielo la luna)

Era alto e mai non si chinava.

(Andava su una nube)

Nessuno lo vide cadere,
Nessuno l’udì rantolare,
Riapparve adagiato in un solco,
Teneva le mani sul petto.

Gli chiusi gli occhi.

(La luna è un velo)

Parve di piume.

G. Ungaretti, da Il Capitano

Lascia un commento

Archiviato in Poesia

Tessuti insieme

La morte non può cancellare nessuna parte primaria
ma solo, nel sopraggiungere, ne infrange le unioni.
Poi esse tornano a unirsi in nuovi modi diversi
perché quello che nasce abbia una forma e un colore
serbando il dono dei sensi finche non sia morto.
Si comprende così la grande importanza dei modi
in cui le singole parti possono andare ad unirsi
ed il tipo dei moti che essi subiscono o impongono.

Lucrezio, de rerum natura, Libro II, 1002

Lascia un commento

Archiviato in Filosofia, Poesia

Come ciotole di terracotta

In India tutti hanno tempo e spesso hanno anche una qualche semplice riflessione da spartire con chi passa, come l’uomo che su una strada di campagna ha un misero baracchino per fare il tè. Te lo porge in una ciotola di terracotta e ti insegna a scaraventarla poi al suolo facendoti notare che torna a essere parte della terra… con cui si faranno nuove ciotole. Come succede anche con noi.

T. Terzani, Un altro giro di hipsters, 161

Lascia un commento

Archiviato in Filosofia, Letteratura

Sii coraggiosa, amore.

I boschi di pini sulla collina,
e la fattoria lontana miglia e miglia,
apparivano nitidi come dietro una lente
sotto il cielo di un azzurro pavone!
Ma una coperta di nuvole nel pomeriggio
avvolse la terra. E tu camminavi la strada
e il campo dei trifogli, dove l’unica voce
era il tremolo vivo del grillo.
Poi il sole tramontò fra grandi cumuli
di lontane burrasche. Si levò un vento
e spazzò il cielo che attizzava le fiamme
delle stelle scoperte;
e faceva oscillare la luna rossiccia,
che pendeva fra l’orlo del colle
e i rami scintillanti del frutteto.
Tu camminavi soprappensiero sulla riva
dove le gole delle onde erano come civette
che cantassero sotto l’acqua e piangessero
allo sciacquio del vento in mezzo ai cedri.
Finché tu ti fermasti, troppo commossa per piangere,
e vicino alla casa, in alto, vedesti Giove,
che sfiorava la vetta del pino gigante,
e in basso vedesti la mia sedia vuota,
cullata dal vento nel portico solitario —
sii coraggiosa, Amore!

E. Lee-Masters, Charles Webster

Lascia un commento

Archiviato in Poesia