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Le brevi scintille

Su Jim dirò ancora poche parole — e saranno le ultime. Dichiaro che egli raggiunse la grandezza; ma raccontare la cosa, o piuttosto ascoltarla, significherebbe diminuirla. Francamente, diffido non tanto delle mie parole, quanto della vostra mente. lo potrei essere eloquente se non temessi che voi, amici, avete ridotto alla fame la fantasia per nutrire il corpo. Non voglio essere scortese; è lecito essere privi di illusioni — è sicuro — è proficuo — ed è noioso. Eppure anche voi, ai vostri tempi, dovete aver provato l’intensità della vita, quella luce magica che nasce dall’urto di cose banali, stupenda come il bagliore delle scintille che scaturiscono sfregando due fredde pietre, e — ahimè — altrettanto breve!.

J. Conrad, Lord Jim, XXI

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Risvegli

Tutti sono prescelti se, invece di domandarsi: “Che cosa sto facendo qui?”, decidono di fare qualcosa che risvegli nel cuore l’entusiasmo. È nel lavoro fatto con entusiasmo che stanno le porte del Paradiso, l’Amore che trasforma, la Scelta che ci conduce a Dio. È questo entusiasmo che ci mette in contatto con lo Spirito Santo, e non le centinaia, le migliaia di letture dei testi classici. E la voglia di credere che la vita sia un miracolo a far sì che i miracoli avvengono, e non i cosiddetti “rituali segreti” o gli “ordini iniziatici”. Insomma, è la decisione dell’uomo di compiere il proprio destino che gli consente di essere veramente un uomo – e non le teorie che egli elabora intorno al mistero dell’esistenza.

P. Coelho, Il cammino di Santiago, prefazione

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Protetti contro la vita?

La nostra civiltà ci fa ritenere che sia essenziale la gioia continua. Non conosco altre culture altrettanto votate al piacere. Ci perdiamo nella ricerca continua del piacere, e dimentichiamo che ci sono altre cose. Non appena ci sentiamo un pochino infelici, inghiottiamo una pillola o beviamo qualche euforizzante. Chi ha voglia di soffrire? La nostra è una cultura che aborrisce e teme la sofferenza. Non voglio certo dirvi, santo cielo, «crogioliamoci nella sofferenza››. Non fraintendetemi! Io preferisco di gran lunga insegnare e imparare nella gioia. La gioia è una grande maestra. Ma lo è anche la disperazione. La chiarezza è una grande maestra, ma lo è anche la confusione! La speranza è una grande maestra, ma lo è anche la disillusione! E la vita è una grande maestra, ma lo è anche la morte. Se negate a voi stessi uno qualunque di questi aspetti, non farete un’esperienza totale della vita. Non conosco un’altra cultura al mondo nella quale siano tanto numerosi coloro che attraversano la vita senza farne l’esperienza. Molti di noi non lo sanno neppure che cosa sia! Noi siamo protetti contro la vita.

L. Buscaglia, Vivere amare capirsi, cap. 3

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I miracoli per caso

Perché a nulla si abituano gli uomini più facilmente che ai miracoli, se si sono ripetuti una, due, tre volte. Sì! La natura degli uomini è tale che subito vanno in collera se non capita loro di continuo tutto quanto sembra aver loro promesso un destino casuale e passeggero. Così sono gli uomini…

J. Roth, La leggenda del santo bevitore, VI

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Speranza

La cosa meravigliosa è che non è possibile perdere mai veramente se stessi. Solo temporaneamente. Se volete trovare voi stessi, ci siete ancora! Non avete perso nulla di ciò che avete avuto. E se qualche volta sentite dentro di voi un vuoto immenso, qualcosa che vi rode, qualcosa che urla per prorompere, è quell’unicità meravigliosa che dice: «Ci sono ancora! Ci sono ancora! Qui dentro! Cercami! Sviluppami! Condividimi!» E allora comincerete a scoprire un po’ di ciò che è essenziale.

L. Biscaglia, Vivere, amare, capirsi, cap. 3

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Verso casa II

Tuttavia la lunga tendenza dell’evoluzione puramente biologica suggerisce fortemente l’inevitabilità di una profonda collisione tra la volontà umana e gli aspetti immutabili dell’ordine naturale. Questa sembra di per sé una ragione sufficiente per indagare tra le culture aborigene sulla natura del tempo, dello spazio e di altre dicotomie inventate; la relazione tra la speranza e l’esercizio della volontà; il ruolo dei sogni e dei miti nella vita umana; e gli aspetti terapeutici di una lunga intimità con un paesaggio.

Barry Lopez, Sogni artici, pag. 392.

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Speranza

Nella mia vita
ho amato, cuore e anima,
luci e ombre della terra.
Questo amore senza fine
ha fatto udire
la voce della speranza
nell’azzurro del cielo.
E rimarrà nella felicità
e nel dolore più profondo,
rimarrà in ogni gemma
e in ogni fiore,
nelle notti primaverili ed estive.
Ha messo l’anello di nozze
alla mano del futuro.

R. Tagore, da Sfulingo

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Che cosa é l’erba?

Che cos’è l’erba? mi chiese un bambino, portandomene a piene mani;
Come potevo rispondergli? Non so meglio di lui che cosa sia.

Suppongo che sia lo stendardo della mia vocazione, fatto col verde tessuto della speranza.

O forse è il fazzoletto del Signore,
Un ricordo profumato lasciato cadere di proposito,
Con la cifra del proprietario in un angolo sicché possiamo vederla e domandarci di Chi può essere?

O forse l’erba stessa è un bambino, il bimbo generato dalla vegetazione.

O un geroglifico uniforme
Che voglia dire, crescendo tanto in ampi spazi che in strette fasce di terra,
Fra bianchi e gente di colore,
Caiachi, Virginiani, Membri del Congresso, gente comune, io do loro la stessa cosa e li accolgo nello stesso modo.

E ora mi appare come la bella capigliatura delle tombe.

Ti userò con gentilezza, erba ricciuta,
Forse traspiri dal petto di giovani uomini,
Che avrei potuto amare, se li avessi conosciuti,
Forse provieni da vecchi, o da figli ghermiti appena fuori dai ventri materni,
Ed ecco sei tu il ventre materno.

Quest’erba è troppo scura per uscire dal bianco capo delle nonne,
Più scura della barba scolorita dei vecchi,
È cura per spuntare dal roseo palato delle bocche.

Oh nonostante tutto io sento il parlottio di tante lingue,
E comprendo che non esce dalle bocche per nulla.

Vorrei poter tradurre gli accenni ai giovani morti, alle fanciulle,
Gli accenni ai vecchi e alle madri, ai rampolli ghermiti ai loro ventri.

Che cosa pensate sia avvenuto dei giovani e dei vecchi?
E che cosa pensate sia avvenuto delle
madri e dei figli?

Vivono e stanno bene in qualche luogo,
Il più minuscolo germoglio ci dimostra che in realtà non vi è morte,
E che se mai c’è stata conduceva alla vita e non aspetta il termine per arrestarla,
E che cessò nell’istante in cui la vita apparve.

Tutto continua e tutto si estende, niente si annienta
E il morire è diverso da ciò che tutti suppongono, e ben più fortunato.

W. Whitman, Canto di me stesso, 6

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Consigli dei vecchi saggi aztechi

Ora che già vedi con i tuoi occhi,
renditi conto.
Qui, è così: non c’è gioia,
non c’è felicità.

È qui sulla terra il luogo del molto pianto,
il luogo dove il respiro si esaurisce
e dove ben si conosce
l’afflizione e l’amarezza.
Un vento di ossidiana soffia e si abbatte
su di noi.
La terra è luogo di gioia penosa,
di gioia che punge.

Ma anche se così fosse,
anche se fosse verità che si soffre solamente,
anche se così fossero le cose sulla terra,
si dovrà avere sempre paura?
si dovrà star sempre tremando?
si dovrà vivere sempre piangendo?

Perché non si debba andare sempre gemendo,
perché mai ci colmi la tristezza,
il Signore Nostro ci ha dato
il riso, il sonno, il cibo,
la nostra forza,
e infine
l’atto d’amore
che semina gente.

E. Galeano, Memoria del fuoco, 162

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Nella serra

S`empì d’uno zampettìo
di talpe la limonaia,
brillò in un rosario di caute
gocce la falce fienaia.

S’accese sui pomi cotogni,
un punto, una cocciniglia,
si udì inalberarsi alla striglia
il poney – e poi vinse il sogno.

Rapito e leggero ero intriso
di te, la tua forma era il mio
respiro nascosto, il tuo viso
nel mio si fondeva, e l’oscuro

pensiero di Dio discendeva
sui pochi viventi, tra suoni
celesti e infantili tamburi
e globi sospesi di fulmini

su me, su te, sui limoni.

E.Montale, Nella serra

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