Archivi del mese: ottobre 2014

Risvegli

Tutti sono prescelti se, invece di domandarsi: “Che cosa sto facendo qui?”, decidono di fare qualcosa che risvegli nel cuore l’entusiasmo. È nel lavoro fatto con entusiasmo che stanno le porte del Paradiso, l’Amore che trasforma, la Scelta che ci conduce a Dio. È questo entusiasmo che ci mette in contatto con lo Spirito Santo, e non le centinaia, le migliaia di letture dei testi classici. E la voglia di credere che la vita sia un miracolo a far sì che i miracoli avvengono, e non i cosiddetti “rituali segreti” o gli “ordini iniziatici”. Insomma, è la decisione dell’uomo di compiere il proprio destino che gli consente di essere veramente un uomo – e non le teorie che egli elabora intorno al mistero dell’esistenza.

P. Coelho, Il cammino di Santiago, prefazione

Lascia un commento

Archiviato in Filosofia, Letteratura, Psicologia

La strega Heuhupen

Molte montagne delle terre ona, in particolare quelle isolate rispetto al massiccio principale, sono state in tempi remoti esseri umani e perciò vanno trattate con rispetto. Così voleva la leggenda ona. Segnarle a dito era considerato molto sconveniente. La sfrontatezza del gesto poteva indurle ad avvolgersi di nubi e scatenare il maltempo. Una di queste montagne era Heuhupen, l’altopiano che un tempo era stato una strega.

E. L. Bridges, Ultimo confine del mondo, XXX

Lascia un commento

Archiviato in Letteratura

Dialogo con Lars

e accidenti adesso Lars è lì che sogghigna tra le lacrime e poi mi guarda. Io faccio si con la testa a Lars.
Cosa c’è Lars? dico.
Niente, dice.
Sì che c’è qualcosa, dico.
No, dice Lars.
Non c’è niente, dice lui.
Perché deve sempre esserci qualcosa? dice.
Non deve esserci niente? dico io
e vedo che Lars scuote la testa.
Non c’è niente, dice lui.
Ma allora perché piangi? dico.
Non perché abbia qualcosa, comunque, dice.
Per qualcos’altro allora? dico.
Perché non c’è niente, forse, dice Lars.
Deve proprio essere così difficile, dico
e vedo che Lars annuisce.
E la montagna nera, dico.
Già, sì, dice.
E il mare quando è nero, dico.
Mm, mm, dice.
È per questo? dico.
Forse, dice lui.
C’è qualcuno che ti fa del male? dico.
Non ho niente in contrario se qualcuno mi fa del male, dice Lars

J. Fosse, Melancholia, 304

Lascia un commento

Archiviato in Letteratura, Psicologia

Fuga nell’immaginazione

Il creatore deve essere motivato a creare. Per far questo deve, in generale, non trovare sufficiente gratificazione nella società a cui appartiene. Deve aver difficoltà a inserirsi in una scala gerarchica basata sulla produzione di beni di consumo. Poiché questa esige, da parte di chi vuole garantirsi la promozione sociale, una certa facoltà di adattamento all’astrazione fisica e matematica, molti, a cui manca questa facoltà di adattamento, disgustati però anche dalla forma « insignificante » che ha preso il lavoro manuale nella nostra epoca, si orientano verso le scienze umane e verso le attività artistiche, « culturali ». Ma queste scelte sono meno « remunerative » in una società definita produttiva, e offrono meno numerosi sbocchi. In compenso essendo praticamente impossibile giudicare il valore dell’opera, poiché il criterio di valutazione è mobile, affettivo, non logico, l’artista dispone di un vasto territorio in cui agire e soprattutto di una possibilità di consolazione narcisistica. Se non è stimato, non esistendo alcun criterio oggettivo valido che dimostri che hanno ragione gli altri, può sempre considerarsi incompreso. Vista sotto questo aspetto la creazione è una vera e propria fuga dalla vita quotidiana, una fuga dalle realtà sociali, dalle scale gerarchiche, una fuga nell’immaginazione.

H. Laborit, Elogio della fuga, 46

1 Commento

Archiviato in Filosofia, Psicologia

Un’altra chance

Uno stelo della sfera terrestre,
fragile come luce stellare,
in attesa di esser di nuovo gettato
nel flusso della creazione.
Ma la prossima volta esser creato
assistito da Raffaele e san Francesco
nel momento che passano.
Poiché io sono il loro fratellino,
riconoscibile a viso
dopo un ciclo di nascite a venire.
Potete conoscere la semente e il terreno;
potete sentire la pioggia fredda cadere,
ma soltanto la sfera terrestre, soltanto il cielo
conoscono il segreto del seme
nella camera nuziale sotto terra.
Gettatemi di nuovo nel flusso,
datemi un’altra prova —
salvami, oh Shelley!

E. Lee Masters, da Caroline Branson

Lascia un commento

Archiviato in Poesia

Il sacro per tutti i popoli

Poiché il mondo diventa sempre più piccolo, un numero crescente di culture e di civiltà viene a stretto contatto. Non stupisce allora che, come ha scritto Huntington, nel mondo post-guerra fredda stia avvenendo uno scontro tra civiltà: occidentale, islamica, turca, confuciana, russa, persiana, indù e giapponese; alcune moderne e altre antiche. E nemmeno sorprende che le nostre identità risiedano sempre più in queste civiltà e spesso nella loro eredità religiosa. Come non sorprende che le frontiere delimitanti queste civiltà siano luoghi di guerra. Se non possiamo trovare un terreno comune più velocemente dell’emergenza dei fondamentalismi risultanti, allora dovremmo temere nuovi focolai di guerra. Il compito di trovare uno spazio spirituale, etico e morale comune che si diffonda sul pianeta non potrebbe essere più urgente.

Stuart Kauffman, Reinventare il sacro, pag. 290.

Lascia un commento

Archiviato in Uncategorized

Abbandoni

La promessa degli amanti non ha alcun fondamento se non quello del patto di parola. Nessun Dio, nessun padre, nessun grande Altro potrà garantire l’indissolubilità di questo patto. Lo abbiamo visto: è il mistero e il dramma dell’amore. Questo assoluto — questa sospensione del tempo storico che si traduce nell'”ancora” infinito della domanda d’amore — può spegnersi, può non esistere più, può conoscere la sua fine. L’esperienza traumatica dell’abbandono è l’esperienza di questo cataclisma reale. Il tempo fa la sua riapparizione sulle ceneri di quello che non è più come prima, inesorabile, infrangendo la promessa del “per sempre”. Adesso l’Altro non è più colui che ci salva, non ha più il volto dell’Altro-soccorritore, ma è colui che ci affonda spietatamente.

M. Recalcati, Non è più come prima, 74

Lascia un commento

Archiviato in Psicologia

Il paradosso dell’amore

Amare l’altro dovrebbe significare ammettere che possa pensare, sentire, agire in modo non conforme ai nostri desideri, alla nostra gratificazione, accettare che viva secondo il suo sistema di gratificazione personale e non secondo il nostro. Ma l’apprendimento culturale, nel corso dei millenni, ha legato il sentimento amoroso a quello di possesso, di appropriazione, di dipendenza, rispetto all’immagine che ci facciamo dell’altro, a tal punto che colui che si comportasse così nei confronti dell’altro, sarebbe giudicato solo indifferente.

H. Laborit, Elogio della fuga, 32

Lascia un commento

Archiviato in Filosofia, Psicologia

Scienza moderna, come una nuova fede

Anche spalancando gli occhi, l’Uomo non vede niente. Procede a tentoni vacillando sull’oscura strada della vita che non sa da dove viene né dove va. È angosciato come il bambino chiuso in una stanza buia. Per questo, religioni, miti, oroscopi, guaritori, profeti, chiaroveggenti, magia e scienza odierna, hanno sempre avuto tanto successo nel corso dei secoli. Grazie a queste cianfrusaglie esoteriche, l’Uomo può agire. O almeno vuole crederlo, per calmare l’angoscia.

H. Laborit, Elogio della fuga, 44

Lascia un commento

Archiviato in Filosofia

Una vecchina

E perché mi si bagnano gli occhi ora? Perché adesso ci sono le lacrime negli occhi di questa vecchia, come se fossi la più fragile delle ragazzine seduta qui, senza riuscire a cavare niente dal mio corpo dolente, né di umido né di secco.

J. Fosse, Melancholia, 302

Lascia un commento

Archiviato in Letteratura