Amiamo il bello ma con compostezza, ci dedichiamo al sapere ma senza debolezza, adoperiamo la ricchezza più per la possibilità di agire che offre, che per sciocco vanto di discorsi …
Pericle, da Epitafio
Amiamo il bello ma con compostezza, ci dedichiamo al sapere ma senza debolezza, adoperiamo la ricchezza più per la possibilità di agire che offre, che per sciocco vanto di discorsi …
Pericle, da Epitafio
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“La verità è bellezza, e la bellezza è verità”, ha scritto Keats. Se permettiamo a noi stessi di abbracciare l’umanità, Keats ci dimostra quanto siamo diventati stolti nella lunga ombra della scienza, di quella scienza che amo.
Stuart Kauffman, Reinventare il sacro, pag. 263.
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Preferireste essere Einstein o Shakespeare? Non so quale dei due geni sia più grande. Io, titubante, arrivo a pensare che abbiamo bisogno sia della scienza sia della storia per dare un senso a un universo dove noi agenti, parte di questo universo, ce la caviamo grazie al nostro saper fare incarnato, guadagnando il nostro momento di gloria sulla scena.
Stuart Kauffman, Esplorazioni evolutive, pag. 156.
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Guarda! Vedi quelle facce idolatre dalle chiazze abbronzate, quei quadri dipinti dal sole, vivi e respiranti? I leopardi pagani, gli esseri senza pensieri e senza culto che vivono e non cercano e non danno ragioni della torrida vita che sentono! L’equipaggio, marinaio, l’equipaggio! Non sono tutti dal primo all’ultimo con Achab, in questa impresa della balena? Vedi Stubb, come ride! Vedi quel cileno! lui sbuffa a pensarci. Resistere in piedi all’uragano collettivo, Starbuck, la tua unica pianta sbattuta non può! E che cos’è poi? Fa’ conto, non c’è che da aiutare a colpire una pinna, non è una cosa straordinaria questa per Starbuck. Cos’è altro? In questa piccola caccia certo la miglior lancia di Nantucket non vorrà stare indietro, quando fino i poltroni hanno afferrato una cote? Ah! le voglie ti pigliano, lo vedo! l’ondata ti porta! Parla, parla soltanto! Si! Si! il tuo silenzio, allora, ti confessa. (In disparte): «Qualcosa mi è uscito dalle narici aperte e lui l’ha aspirato nei polmoni. Starbuck adesso è mio, non può più farmi opposizione senza ribellarsi».
H. Melville, Moby Dick, XXXVI
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Una certa predisposizione alla morte non è rarissima, ma difficilmente si incontrano uomini il cui animo, reso acciaio dall’armatura impenetrabile della risolutezza, è pronto a combattere fino in fondo una battaglia perduta: il desiderio di pace si rafforza con l’affievolirsi della speranza, e alla fine soffoca la volontà stessa di vivere. Chi di noi qui non ha osservato questo fenomeno, o magari non ha provato personalmente qualcosa di questa sensazione — quest’estrema stanchezza delle emozioni, la vanità degli sforzi, la brama del riposo? Lo sanno bene tutti coloro che lottano contro forze soverchianti — i superstiti dei naufragi nelle scialuppe, i viaggiatori sperduti nel deserto, gli uomini che si battono contro le forze cieche della natura o la stupida brutalità delle folle.
J. Conrad, Lord Jim, VII
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Solo così pensando noi potremo comprendere
che la natura, affrancata da qualsivoglia padrone,
può sempre agire da sola senza un dio che intervenga.
Se pensiamo agli dei, che sono sempre sereni,
ed al ritmo tranquillo che guida la loro esistenza
quale reggerà il mondo con polso fermo e sicuro
governando il timone di questo intero universo?
Lucrezio, de rerum natura, II-1090
La teoria dell’effetto terapeutico del suono era in origine frutto di intuizioni mistiche che la scienza sembra oggi in qualche modo confermare. Secondo queste ipotesi ogni essere vivente e ogni oggetto, essendo un aggregato di parti in continuo movimento (« in continua danza » dicevano gli antichi), produce un suono che riflette la natura di quell’essere o di quella cosa. Ogni disordine, ogni disarmonia in quel suono è causa di malattia. La malattia può essere curata se si ristabilisce l’armonia originale dell’uomo attraverso l’intervento di un «giusto» suono che produca appunto la necessaria assonanza.
Follia? Forse no. Se si pensa all’influenza che la musica può avere sul nostro stato d’animo, a come le marce militari aizzano i soldati sul campo di battaglia o a come ci inteneriscono le melodie d’amore, non è difficile immaginare l’effetto di una musica il cui suono vada al di là del nostro livello emotivo e magari ci penetri davvero nel corpo fino a farne vibrare, al ritmo giusto, le cellule.
T. Terzani, Un altro giro di giostra, 301
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Ora che invade le oscurate menti
Più aspra pietà del sangue e della terra,
Ora che ci misura ad ogni palpito
Il silenzio di tante ingiuste morti,
Ora si svegli l’angelo del povero,
Gentilezza superstite dell’anima…
Col gesto inestinguibile dei secoli
Discenda a capo del suo vecchio popolo,
In mezzo alle ombre…
G. Ungaretti, L’angelo del povero
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Con grande sorpresa degli ufficiali americani che li interrogavano quegli uomini non erano bruti primitivi ma persone con una cultura letteraria, filosofica e musicale, uomini – si vorrebbe che non fosse possibile – i quali ascoltavano Mozart e leggevano Hölderlin. Erano pienamente consapevoli dei loro crimini e perciò si erano preoccupati di nascondere quelli che avevano fatto.
U. Timm, Come mio fratello, 55
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Nulla è possibile, dunque tutto è possibile. La notte in cui brancoliamo è troppo oscura perché si possa affermare qualcosa in proposito: neanche che sia destinata a durare.
C. Lévi-Strauss, Tristi tropici, 214
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