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L’ufficiale dell’Avendale

Issò le pesanti palpebre. Le issò, vi dico —nessun’altra espressione può descrivere adeguatamente la calma lentezza di quel gesto — e finalmente mi rivelò per intero il suo sguardo. Mi trovai di fronte due cerchietti stretti e grigi, simili a due minuscoli anelli d’acciaio intorno alla nera profondità delle pupille. Quell’occhiata tagliente, unità a quel corpo massiccio, dava un’idea di estrema efficienza, come la lama affilatissima di un’ascia da combattimento. “Prego”, disse in tono molto formale. Alzò la destra e l’agitò portandola in avanti. “Mi consenta… Ho sostenuto che si può andare avanti sapendo benissimo che il coraggio non viene da solo (ne vient pas tout seul). In ciò non c’è nulla di sconvolgente. Una rivelazione in più non deve renderci la vita impossibile… Ma l’onore — l’onore, monsieur!… L’onore… questo è reale — davvero! E che cosa possa valere la vita, quando”… si levò in piedi con movimenti pesanti e vigorosi, come si sarebbe alzato un bue spaventato sdraiato sull’erba… “quando l’onore se n’è andato – ah ça! par exemple – di questo non posso dire nulla – perché – monsieur – non ne so nulla”.

J.Conrad, Lord Jim, XIII

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Integrità profonda

Perché un rapporto con il paesaggio sia duraturo, dev’essere reciproco. Al livello in cui la terra ci fornisce il cibo non è difficile da comprendere e la reciprocità viene spesso ricordata nella preghiera di ringraziamento prima dei pasti. Al livello in cui il paesaggio ci appare bello o spaventoso e ci colpisce, oppure al livello in cui ci fornisce le metafore i simboli per indagare nel mistero, è più difficile definire la reciprocità. Se ci si avvicina alla terra con un atteggiamento d’obbligo, disposti a rispettare cortesie difficili da esprimere e che possono essere anche un semplice gesto delle mani, si stabilisce una considerazione dalla quale può emergere la dignità.
Da questo rapporto dignitoso con la terra è possibile immaginare un’estensione di rapporti dignitosi in tutta la propria vita. Ogni rapporto viene formato con la stessa integrità, che inizialmente spinge la mente a dire: le cose nella terra si armonizzano in modo perfetto, anche se cambiano sempre. Io desidero che l’ordine della mia vita sia organizzato nello stesso modo in cui trovo la luce, il movimento leggero del vento, la voce di un’uccello, la forma d’un baccello che vedo davanti a me. Voglio in me stesso questa impeccabile, incontestabile integrità.
Uno dei più antichi drammi dell’umanità consiste nel trovare una dignità che possa includere tutte le cose viventi. E una delle più grandi aspirazioni umane dev’essere portare pari dignità nei sogni, affinché ognuno trovi in qualche modo esemplare la propria vita. Un modo per riuscirvi consiste nel prestare attenzione a ciò che avviene in una terra intoccata dai piani umani, dove prevale un ordine originale.
La dignità che cerchiamo trascende quella espressa dai filosofi illuministi. È necessario un Illuminismo più radicale, in cui la dignità sia intesa come una qualità innata, e non come qualcosa concesso da qualcuno che sta al di fuori. E questa dignità comune deve includere la terra e le sue piante e le sue creature. Altrimenti è soltanto un’invenzione e non già, come deve essere, una percezione della natura della materia vivente.

Barry Lopez, Sogni artici, pag. 387.

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