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Clima da dopoguerra

Era una generazione non soltanto ferita ma anche malata e che aveva rimosso il suo trauma in una chiassosa ricostruzione. I fatti scomparivano negli stereotipi: Hitler, il criminale. La lingua subiva l’aperta violenza non solo degli autori dei crimini, ma anche di chi parlando di sé diceva ce la siamo cavata anche stavolta. In questo modo ghermivano per sé un ruolo di vittime. 

U.Timm, Come mio fratello, 95

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Dopoguerra in Germania

Era una generazione non soltanto ferita ma anche malata e che aveva rimosso il suo trauma in una chiassosa ricostruzione. I fatti scomparivano negli stereotipi: Hitler, il criminale. La lingua subiva l’aperta violenza non solo degli autori dei crimini, ma anche di chi parlando di sé diceva ce la siamo cavata anche stavolta. In questo modo ghermivano per sé un ruolo di vittime. 

U.Timm, Come mio fratello, 95

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Confini di responsabilità 

…Si pensa una brutta, malvagia azione, ma non la si fa… poi tutto avviene come si aveva pensato, ma non completamente, fino ad un certo punto, in modo da poterne ancora impedire l’esecuzione… Cosa si deve fare allora? si cercherà di opporsi, d’impedire che questa cosa orribile avvenga… se non lo si fa, è come se si fosse stati complici dal principio alla fine

A. Moravia, Gli indifferenti, 280

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La ricerca del perdono

Né il perdonare, né l’impossibilità del perdono possono però essere il frutto di un calcolo della coscienza. Questo vuol dire che nel suo significato più radicale sia il gesto del perdono sia quello dell’impossibilità di perdonare non dipendono mai dai comportamenti dell’altro, ma da un raccoglimento e da una decisione del soggetto. Il gesto del perdono esorbita da ogni calcolo sull’oggetto. Non può dipendere dalla preoccupazione di non disperdere al vento una storia fatta di memoria e di desideri, né può dipendere dall’atto del pentimento di chi ha tradito. Diciamolo chiaramente: non sarà mai quello che farà l’Altro a rendere possibile il nostro perdono.

M. Recalcati, Non è più come prima, 90

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Il camionista

Strana esistenza quella di questi bravissimi conducenti, sempre pronti alle più delicate riparazioni, che improvvisano e disfanno le strade sul loro passaggio, esposti a trascorrere diverse settimane in piena boscaglia, dovunque il camion si guastasse, fino all’arrivo di un camion concorrente che poi avrebbe dato l’allarme a Cuiaba, da dove avrebbero chiesto a São Paulo o a Rio di spedire il pezzo necessario. Durante questo tempo ci si accampa, si va a caccia, si fa il bucato, si dorme e si pazienta. Il mio migliore autista era sfuggito alla giustizia dopo un delitto al quale non faceva mai allusione; a Cuiaba lo sapevano ma nessuno ne parlava; per compiere un percorso difficile, o addirittura impossibile, nessuno avrebbe potuto sostituirlo. Agli occhi di tutti, la sua vita sempre in pericolo ripagava largamente per quella che aveva stroncato.

C. Lévi-Strauss, Tristi tropici, 21

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La benefattrice

Tu lodi il mio sacrificio, Spoon River,
perché allevai Irene e Mary,
orfane di mia sorella!
E biasimi Irene e Mary perché mi disprezzarono!
Ma non lodare il mio sacrificio, e non censurare il loro disprezzo;
io le allevai, ebbi cura di loro, è vero! —
ma avvelenai questi benefici
col costante rinfaccio della loro dipendenza.

E. Lee-Masters, Constance Hately

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La giustizia in soggettiva

in realtà tutto è allo stesso tempo in un modo e nel suo opposto, nessuno fa nulla convinto della sua ingiustizia e perciò non vi è giustizia e non prevale mai, come aveva detto il Llanero nella sfilza delle sue idee senza ordine: il punto di vista della società non è mai proprio lo stesso di nessuno, è soltanto del tempo e il tempo è scivoloso come il sogno e come la neve compatta e consente sempre di dire “Non sono più quello che ero”, è assai facile, finchè ce n’è il tempo.

Javier Marìas, Domani nella battaglia pensa a me, pag. 204

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