Ginesio, che non era né riconoscente né galantuomo, pensò bene di rubare l’asino a Sancio Panza. Di Ronzinante non se ne curò, perché gli parve una cattura poco buona, tanto per impegnarlo come per venderlo. Mentre dunque Sancio Panza dormiva, gli rubò il somaro, e prima che facesse giorno, era tanto lontano, che vallo a pescare! Spuntò l’aurora con grande allegria della terra e gran tristezza di Sancio Panza; il quale, non trovando più il suo ciuco, si mise a piangere il più triste e doloroso pianto di questo mondo, tanto che Don Chisciotte si destò e sentì che il suo scudiero diceva fra i singhiozzi:
— O figliuolo delle mie viscere, nato nella mia stessa casa, trastullo de’ miei ragazzi, delizia della mia donna, invidia dei miei vicini, sollievo delle mie afflizioni; o tu che mi mantenevi per metà, perché con ventisei maravedís che mi guadagnavi al giorno, mi facevi metà delle spese!
Cervantes, Don Chisciotte, XXIII
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