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Il disertore

Magellano vive in quell’ora la tragedia di Coriolano, del disertore per l’onore offeso, cosi come Shakespeare lo ha indimenticabilmente raffigurato. Coriolano è, al pari di Magellano, un pilota che ha servito il suo paese per anni e anni e che, trattato ingiustamente da quel paese, ha posto tutta la sua inutile energia al servizio dell’avversario. Ma al disertore non giova mai — né a Roma né a Siviglia – la purezza degli intendimenti. Lo segue come un’ombra il sospetto: chi ha abbandonato la sua bandiera potrebbe tradirne un’altra, chi è fuggito dal proprio sovrano potrebbe essere infedele anche al monarca straniero. Il disertore è perduto se vince, perduto se è vinto, odioso agli uni, odioso agli altri; dovunque, sarà solo e solo contro tutti. La vera tragedia comincia sempre quando il protagonista riconosce la tragicità della sua situazione; forse in quell’attimo Magellano ha per la prima volta previsto ogni sua sventura.

S. Zweig, Magellano, V

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Polvere e bagliori

Le abitudini della famiglia, il linguaggio, le compagnie, il mobilio, il cuore gonfio di tenerezza,
L’affetto che non si può rifiutare, il senso di ciò che è reale e il pensiero se dopo tutto si mostrasse irreale,
I dubbi del giorno e i dubbi della notte, l’incuriosito se e come,
Se ciò che appare è realmente in quel modo, o è solo polvere e bagliori,
Uomini e donne che affollano le strade che cosa sono se non polvere e bagliori?

W. Whitman, da C’era un bambino che usciva ogni giorno

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Il dubbio

quattro sillabe, il nome di un ignoto
da te mai più incontrato e senza dubbio morto.
Certamente un pittore, t’ha fatto anche la corte,
lo ammettevi, ma appena: era timido.
Se n’è parlato tra noi molti anni orsono; poi tu
non c’eri più e ne ho scordato il nome.
Ed ecco una rivista clandestina con volti
e pitture di artisti ‘stroncati in boccio’
ai primi del 900. E c’è un suo quadro
orrendo, ma chi può dirlo? domani sarà un capodopera.
Sei stata forse la sua Clizia senza
saperlo. La notizia non mi rallegra.
Mi chiedo perché i fili di due rocchetti
si sono tanto imbrogliati, e se non sia quel fantasma
l’autentico smarrito e il suo facsimile io.

E. Montale, Le revenant

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O voi pieni di dubbi

O voi pieni di dubbi, sfiduciati depressi ed esclusi
Frivoli, scontrosi, abbattuti, collerici, emotivi, scoraggiati, atei,
Conosco ciascuno di voi, conosco il mare di tormento, dubbio, disperazione, scetticismo.

Come schizza, come si contorce la coda della balena
Rapida come lampo, con spasmi e botti di sangue!

Calmatevi, code sanguinanti di scettici e cupi depressi,
Prendo il mio posto tra voi come tra gli altri,
Il passato è la spinta per voi, per me, e per tutti esattamente la stessa,
E ciò che è ancora intentato e sarà poi è per voi, per me e per tutti esattamente lo stesso.

Non so che cosa è intentato e verrà poi,
Ma so che a suo tempo si mostrerà sufficiente e non potrà fallire.

Chiunque passa è considerato, chiunque si ferma è considerato, nemmeno uno può fallire.

W. Whitman, da Canto di me stesso, 43

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Il viaggio

Finché sto fermo
accumulerò
tutta la zavorra della terra:
nei miei occhi
non ci sarà sonno:
come un verme
divorerò l’universo:
nuovi dolori
verranno ad accrescere il fardello:
la vita
sotto il peso delle sollecitudini
momento per momento
insenilisce nel freddo del dubbio
in bianchi capelli.

Per la foga del cammino
nell’urto con l’universo
da sé cadranno le opposizioni:
i vari cumuli di pene
verranno dispersi.
Nel bagno del cammino mi purificherò,
nella bevanda immortale del cammino
una nuova giovinezza
fiorirà in ogni istante.

Io sono un camminatore
guarderò sempre avanti.
O menzogna
perché mi chiami indietro?

Non resterò fermo
in un angolo della casa
amoreggiando segretamente con la morte.
Mi cingerò il collo
con la collana dell’eterna giovinezza
e in mano prenderò
il suo canestro di benvenuto.
Getterò via la zavorra
e le accumulate
provviste.
O mio animo,
il cielo è pieno di canti
della gioia del cammino.
Sul tuo carro
canta il poeta dell’universo,
cantano il sole, la luna e le stelle.

R. Tagore, Il viaggio.

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