Ogni amante porta con sé un progetto di claustrazione dell’amato. Ma questo progetto ha una peculiarità rispetto a tutti gli altri progetti di semplice soppressione possessiva della libertà. Quando c’è l’amore non Si ama l’amato come un prigioniero, ma per la forza e la libertà che la sua immagine e la sua presenza suscitano in noi. Quello che amiamo davvero dell’Altro è sempre la sua indipendenza, la sua alterità, il suo essere eteros. In questo senso la libertà dell’amato sembra non conoscere padroni. Eppure l’amante, nonostante tutto il suo amore per la libertà di chi ama, vorrebbe esserne anche il custode, l’unico detentore di quella libertà. Non dobbiamo scandalizzarci: il desiderio amoroso è trapassato da questa ambiguità interna che Sartre ha isolato, non a caso, come il paradosso più profondo dell’amore.
M. Recalcati, Non è più come prima, 3