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Ogni amante porta con sé un progetto di claustrazione

Ogni amante porta con sé un progetto di claustrazione dell’amato. Ma questo progetto ha una peculiarità rispetto a tutti gli altri progetti di semplice soppressione possessiva della libertà. Quando c’è l’amore non Si ama l’amato come un prigioniero, ma per la forza e la libertà che la sua immagine e la sua presenza suscitano in noi. Quello che amiamo davvero dell’Altro è sempre la sua indipendenza, la sua alterità, il suo essere eteros. In questo senso la libertà dell’amato sembra non conoscere padroni. Eppure l’amante, nonostante tutto il suo amore per la libertà di chi ama, vorrebbe esserne anche il custode, l’unico detentore di quella libertà. Non dobbiamo scandalizzarci: il desiderio amoroso è trapassato da questa ambiguità interna che Sartre ha isolato, non a caso, come il paradosso più profondo dell’amore.

M. Recalcati, Non è più come prima, 3

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Dietro a ciascun soldato c’è una donna

Knowlt Hoheimer se ne andò alla guerra
il giorno prima che Curi Trenary
denunciasse davanti al pretore Arnett
quel furto di porci.
Ma non è questa la ragione per cui si fece soldato.
Mi sorprese che scherzavo con Lucius Atherton.
Bisticciammo e gli dissi
di non venirmi piú tra i piedi.
Allora rubò i porci e andò alla guerra —
dietro a ciascun soldato c’è una donna.

E. Lee-Masters, Lydia Puckett

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Echi di una tragedia

Tom Merritt
Cominciai a sospettare qualcosa —
era sempre cosi calma e assente.
E un giorno sentii sbattere la porta di dietro,
mentre entravo per quella davanti, e lo vidi sgusciare
dall’affumicatoio in cortile,
e attraversare a tutta corsa il campo.
Decisi di ucciderlo a vista.
Ma quel giorno, che passavo dal Ponte
senza un bastone né una pietra a portata,
all’improvviso me lo vidi innanzi
atterrito, coi conigli in pugno
e non seppi dir altro che « No, non sparare »
mentre mirava e mi sparò nel cuore.

La signora Merritt
Silenziosa davanti ai giurati,
senza rispondere al giudice quando mi chiese
se avevo qualcosa da dire contro la sentenza,
solo crollando la testa.
Che cosa potevo dire a gente che credeva
che una donna di trentacinque anni sia colpevole
quando l’amante di diciannove le uccide il marito?
Tante volte gli avevo ripetuto:
«Vattene, Elmer, va’ lontano,
ti ho fatto perdere la testa donandomi a te;
tu farai qualcosa di orribile ».
E proprio come temevo, egli uccise mio marito;
davanti a Dio, non sapevo nulla!
Silenziosa per trent’anni in prigione!
E i cancelli di ferro di Joliet
si aprirono quando le guardie mute e grige
mi portarono fuori nella bara.

Edgar Karr
Che cosa se non l’amore di Dio può avere addolcito
e indotto al perdono la gente di Spoon River
verso di me che avevo violato il letto di Merritt
e lui l’avevo assassinato?
Oh, cuori benevoli che mi accoglieste,
quand’ebbi scontato i miei quattordici anni!
Oh, mani sollecite che mi accoglieste nella Chiesa,
e ascoltaste piangendo la mia confessione pentita,
quando presi il Sacramento del pane e del vino!
Pentitevi, voi che vivete, e state in pace con Gesú.

E. Lee-Masters, da Antologia di Spoon River

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Il dubbio

quattro sillabe, il nome di un ignoto
da te mai più incontrato e senza dubbio morto.
Certamente un pittore, t’ha fatto anche la corte,
lo ammettevi, ma appena: era timido.
Se n’è parlato tra noi molti anni orsono; poi tu
non c’eri più e ne ho scordato il nome.
Ed ecco una rivista clandestina con volti
e pitture di artisti ‘stroncati in boccio’
ai primi del 900. E c’è un suo quadro
orrendo, ma chi può dirlo? domani sarà un capodopera.
Sei stata forse la sua Clizia senza
saperlo. La notizia non mi rallegra.
Mi chiedo perché i fili di due rocchetti
si sono tanto imbrogliati, e se non sia quel fantasma
l’autentico smarrito e il suo facsimile io.

E. Montale, Le revenant

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Gabriella contro la Sig.ra Saad

Come era meglio prima, poteva fare tutto, egli era geloso, ma gelosie da scapolo, passavano in fretta, passavano a letto. Poteva fare ogni cosa, senza timore che ne restasse offeso. Prima, ogni minuto era allegro, cantava e ballava. Adesso, ogni allegria costava tristezza. Non doveva fare visite alle famiglie di Ilhéus? Era in imbarazzo, vestita di seta, con le scarpe che facevano male, seduta su sedie dure, senza aprire bocca per paura di dire cose sconvenienti. Senza ridere, come un pezzo di legno, non le piaceva. A cosa mai servivano tanti abiti, tante scarpe, gioielli, anelli, collane, orecchini, tutta roba d’oro, se non poteva restare Gabriella? Non le piaceva essere la signora Saad. Ormai non c’era più niente da fare. Ma perché aveva accettato? Per non offenderlo? Chissà, forse anche per il timore di perderlo? Aveva fatto male ad accettare e adesso viveva facendo le cose che non le piacevano. E peggio di tutto, per restare Gabriella, per salvare ancora qualche parte di Gabriella, possedere ancora un pezzetto di vita, ah! faceva cose di nascosto, mentendo, ingannando.

J. Amado, Gabriella garofano e cannella, pag. 403

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Gabriella tra i tavoli del bar di Nacib

– Ti piace venire al bar?
Rispose di sì con un cenno del capo. Era l’unica sua ora libera per passeggiare, quanto le piaceva! Muoversi sotto il sole, con l’involto del pranzo fra le mani. Attraversare i tavoli, ascoltare le parole, sentire gli occhi pieni di desiderio. Dei vecchi, no. Delle proposte di appartamenti avanzate dai colonnelli, questo proprio no. Le piaceva sentirsi ammirata, festeggiata, desiderata. Era come una preparazione per la notte, un anticipo, la teneva avvolta in una manto di desiderio, e fra le braccia di Nacib rivedeva tutti quei simpatici giovani: Tonico, Josué, Ari, Epaminondas, cassiere in un negozio.

J. Amado, Gabriella garofano e cannella, Pag. 281

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